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Wallows – Nothing Happens

Senti i primi accordi e qualcosa ti torna in testa: i primi anni 2000, i Vaccines, gli Strokes. Poi, inaspettatamente, il freno a mano. Così si presenta il disco di debutto dei Wallows, Nothing Happens: il trio americano composto dai giovanissimi Braeden Lemasters (chitarra e voce), Cole Preston (batteria), and Dylan Minnette (chitarra e voce) è figlio di chiare influenze dell’indie rock americano di inizio millennio ma non ha la stessa carica, la stessa rabbia o, forse, le stesse droghe.

La band, un miscuglio di attori e musicisti, assomiglia un po’ al Clay Jensen di “13 Reasons Why”, interpretato proprio dal Dylan Minnette componente del gruppo: perfettino, un po’ imbranato, intelligente ma senza senso pratico. Insomma, è bravo ma non si applica. Le basi sono buone, la scintilla c’è, ma bisogna accendere la miccia per fare esplodere la bomba. I ragazzi hanno studiato e si sente: le vibes sono quelle californiane, con uno spruzzo di irrequietezza giovanile e una ventata di malinconia. Ne escono illesi, senza infamia e senza lode, ma rimane un po’ quell’acquolina data da qualcosa che promettono ma non regalano.

C’è comunque da dire che la firma sul contratto dell’Atlantic l’hanno messa e che sanno sfruttare l’attenzione mediatica ereditata dalle precedenti carriere hollywoodiane: il singolo Are You Bored Yet?, rilasciato l’1 Febbraio, conta la collaborazione di Clairo che per dei ragazzi agli esordi non è mica male. L’aspettativa era alta e la pubblicità tanta (forse troppa?). Morale della favola, la materia prima è buona ma per farla diventar qualcosa ci vuole più lavoro.

La teoria però c’è, e lo dimostra anche una sorta di struttura circolare del disco: i brani si succedono concludendosi, quasi sempre, già anticipando il pezzo successivo. Questo filo rosso che si penserebbe interrompersi a fine disco ritorna su se stesso con il primo brano. Qui la melodia iniziale riprende da dove ci aveva lasciato l’ultimo.

Ma si sa, i cani che si mordono la coda non vanno avanti, girano su ste stessi: e così fanno i Wallows. Ciò che ci vorrebbe è una scossa, una forbice che tagli questo circolo di maniera e, forse proprio per questo, banale. In poche parole, cari Wallows-Clay Jensen, ci vorrebbe una qualche lucida follia produttiva: con le carte che avete potreste giocare una mano molto più interessante.

(2019, Atlantic)

01 Only Friend
02 Treacherous Doctor
03 Sidelines
04 Are You Bored Yet? (feat. Clairo)
05 Scrawny
06 Ice Cold Pool
07 Worlds Apart
08 What You Like
09 Remember When
10 I’m Full
11 Do Not Wait

IN BREVE: 2,5/5

Veneziana di nascita ma romana nel cuore, vive a Milano studiando in una facoltà incomprensibile ai più riassumibile in “Arte”. Appassionatasi al mondo della musica durante gli eterni viaggi in macchina, sta cercando di entrare a farne parte prendendo una strada non ancora ben definita. Purtroppo soffre di disturbi dell’attenzione e ha uno scarso senso dell’orientamento.