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Wild Nothing – Indigo

Un po’ tutti, alle superiori, hanno avuto quel compagno di classe che rovistava tra i vestiti dei propri genitori quando erano ragazzi, alla ricerca di quel tocco vintage che gli avrebbe potuto conferire un’aria vissuta ma anche quel pizzico di affascinante estrosità retrò. Ecco, Jack Tatum è stato senza ombra di dubbio “quel” compagno di classe di qualcuno, lì da qualche parte in Virginia.

Il suo alter ego Wild Nothing ha regalato nel corso dell’ultimo decennio almeno un paio degli sguardi meglio riusciti agli anni ’80, alle sonorità più edulcorate di quel periodo che i puristi del rock vedono un po’ come un enorme buco nero in cui i glitter vincevano sul chiodo e, soprattutto, i sintetizzatori sulle chitarre. Jack Tatum lo ha fatto sempre con una certa leggerezza, non lesinando mai, però, anche qualche puntatina più oscura, giusto per rispecchiare in pieno quello spettro che va da George Michael ai Cocteau Twins con tutto con ciò che ne consegue in termini di varietà della proposta.

Sarà che Indigo, questo suo quarto lavoro in studio, è stato registrato interamente a Los Angeles, sotto lo sfinente e penetrante sole della California, ma fatto sta che si tratta anche dell’album più luminoso della sua produzione, in linea con la stagione in cui è stato dato alle stampe. Basterebbe ascoltare il piglio tropicaleggiante di Partners In Motion, ad esempio, per immaginarsi Tatum in giro per Venice con la sua moleskine in tasca, pronto ad annotare qualche spunto vedendo qua e là coppie di innamorati. Amore che è il fil rouge dell’intero album, non un amore generico ma esattamente quello che permette di vivere una città come Los Angeles, ben delineato in Canyon On Fire.

Se il singolo e traccia d’apertura Letting Go guarda ancora al dream pop d’annata che Wild Nothing aveva già dimostrato di possedere, la chitarrina indolente di Wheel Of Misfortune e la voce effettata di Flawed Translation fanno il gioco di un disco che riflette una determinata scelta stilistica derivativa, sì, ma mai fine a se stessa. Perché in fondo Tatum vuole solo avere un’aria vissuta e indossare le sue giacchette retrò, interessandosi ben poco di chi l’ha già fatto ben prima di lui.

(2018, Captured Tracks)

01 Letting Go
02 Oscillation
03 Partners In Motion
04 Wheel Of Misfortune
05 Shallow Water
06 Through Windows
07 The Closest Thing To Living
08 Dollhouse
09 Canyon On Fire
10 Flawed Translation
11 Bend

IN BREVE: 3,5/5