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Janis Joplin: 50 anni di Pearl

“Pearl” non era solo il soprannome con cui gli amici chiamavano Janis Joplin, ma anche una sorta di alter ego che divideva il lato più fragile e nascosto della cantante da quello energico che mostrava in pubblico tra eccessi e vizi: gli stessi che esibisce serafica nell’iconica copertina dell’omonimo disco, un celebre scatto di Barry Feinstein che la ritrae su un divanetto Vittoriano con una sigaretta e un drink, e che la condussero alla morte per overdose da eroina.

Pubblicato tre mesi dopo la prematura scomparsa dell’artista texana, il sophomore Pearl venne registrato nei Sunset Sound Recorders di Los Angeles insieme alla Full Tilt Boogie Band, l’ultimo gruppo con cui intraprese i tour, e con l’ausilio di Paul A. Rothchild, noto per aver prodotto i maggiori successi dei Doors e che riuscì a rendere giustizia alla straordinaria voce di Janis. Le sessioni di registrazione iniziarono nel Settembre 1970 e proseguirono fino alla sua morte, il 4 Ottobre dello stesso anno.

L’album si apre con il ritmo coinvolgente di Move Over, traccia scritta interamente dall’artista, che tratta il modo di rapportarsi degli uomini nei confronti delle donne; questa lascia il posto alla voce graffiante e rabbiosa sfoderata in uno dei suoi fiori all’occhiello, Cry Baby, che unisce il blues rock al gospel, alla struggente ballata A Woman Left Lonely, per poi accelerare nuovamente il passo nella dinamica Half Moon. Dal titolo quasi premonitore, Buried Alive In The Blues è un brano strumentale eccellente, rimasto purtroppo tale a causa della morte della cantante e ripreso in seguito dalla Big Brother And The Holding Company, gruppo nel quale aveva debuttato e militato Joplin.

My Baby punta nuovamente tutto sui cori gospel, seguono le note country e blues di Me And Bobby McGee, scritta dall’amico e amante Kris Kristofferson insieme a Fred Foster. Originariamente destinata a Roger Miller e liberamente ispirata a una scena del film “La strada” di Federico Fellini (e forse probabilmente anche alla stessa Joplin, spirito libero per definizione), Janis ne registrò una sua versione in segreto cambiando alcune parole e Kristofferson lo scoprì solo il giorno dopo la sua scomparsa: fu la prima e unica canzone dell’artista a entrare nella classifica dei singoli, raggiungendo inoltre la prima posizione.

Terzo pezzo forte del disco e ultimo in assoluto a essere stato registrato, scritto da Joplin insieme a Bobby Neuwirth e Michael McClure, Mercedes Benz è un blues a cappella che parla della ricerca di una finta felicità nei beni materiali: una critica al consumismo, tipica della cultura hippie. La conclusione è lasciata alla supplica di Trust Me, composta per l’artista da Bobby Womack,e alle chitarre della traccia finale Get It While You Can, un’esortazione a cogliere ogni opportunità della vita, nella quale è possibile perdersi e ammirare ancora una volta le sue capacità vocali. “Pearl” ha consacrato Janis a icona immortale della storia del rock e rimane la sua opera più rappresentativa: una delle voci più forti, belle ed emozionanti di sempre, sepolta nel blues.

DATA D’USCITA: 11 Gennaio 1971
ETICHETTA: Columbia

Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.

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