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#MySong: “Borracho”, Mark Lanegan

Borracho
Mark Lanegan
“Whiskey For The Holy Ghost”, 1994

Mark smascella. È salito in macchina e ha guidato fino al fiume. È ubriaco. Tra le mani stringe la demo di “Whiskey For The Holy Ghost”. Tutti gli hanno detto che è una bomba, che ci sono contenuti dei grandi pezzi, ma Mark si trova in quella fase in cui il mondo è una specie di roulette russa. Appeso a un filo di autodistruzione, si trascina da una parte all’altra, è intrattabile, scompare, riappare. E davanti al fiume, con certa brezza che gli smuove il giubbino jeans, quasi lancia il suo album in acqua consegnandolo all’oblio. Ma si ferma in tempo. Ha quello che gli alcolisti chiamano “momento di lucidità”, quindi riprende l’auto, si chiude in studio e registra le sue canzoni. Lanegan è un leone ferito. Il fuoco che gli cova è smorzato dagli eccessi. La musica, come spesso avviene, gli consegna una seconda possibilità fungendo da terapia. In Borracho racconta il suo stato di ebbrezza marcia. Il testo è intenso, il senso di sporcizia ci riporta alla “Heroin” di Lou Reed, la descrizione è vivida: “I problemi giungono lentamente, una luce eterna brilla su di me (…) ecco che arriva il diavolo! (…) e rompe, respira, ti lacera, e morde e sanguina, e il deserto si trasforma in oceano tutt’attorno a me”. Lanegan è vittima sacrificale di se stesso e quella è la sua Passione, una processione a suo modo cristologica che gli fa attraversare tutto ciò che ama e odia, tutto ciò che è e che patisce. Un cerchio di fuoco da oltrepassare per darsi una nuova chance.

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