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#MySong: “Mannequin”, Wire

Mannequin
Wire
“Pink Flag”, 1977

Facce brutte. Barbe sfatte. Unghie lunghe. E che ci faranno con certe chitarre elettriche? ‘Sti ragazzi del punk a Londra sono corpo estraneo ma, fidatevi, Londra se la prenderanno, è la storia a dirlo. Perché, quando parte il giro iniziale di Mannequin, sembra che un velo venga stracciato: il ritmo, quel rintocco metallico, quei cori sgraziati ma divertenti, quel cantato sgualcito ma vero. I Wire mettono in fila la loro blacklist di tutti i volti che li guardano con disgusto. Chi sono? Sono quelli con impermeabile e riga ingelatinata. Burro e marmellata la mattina e giornale sottobraccio. Chi!? I manichini, no? Quelli che giudicano ma che non ce l’hanno il coraggio di parlare in faccia. “Buco nero da evitare, vuoto di energia, spreco di spazio, così magro, nessuna grazia!” – canta Colin Newman mettendo in bocca ai manichini quello che vorrebbero dire ai ragazzi del punk ma che non hanno il fegato di farlo. Perché sono solo dei manichini, appunto.

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