Once I Was
Tim Buckley
“Goodbye And Hello”, 1967
“Una volta ero un soldato e ho combattuto su sabbie straniere per te, una volta ero un cacciatore e portavo carne fresca per te, ma ora mi chiedo: ti ricorderai di me?”. Tim ha dei riccioli impertinenti. È un ragazzino cresciuto. Un immaturo. Tutta la sua vita è la chitarra, non c’è altro. Solo la musica. Ha abbandonato moglie e figlio, è scappato dalla California direzione New York. Inseguendo una stella cometa. E l’amore? L’amore è un campo di battaglia: tradimenti, spari al cuore, lettere dal fronte. Un soldato in battaglia ha un cuore ferito dalla malinconia: farebbe di tutto per solo un sorso della sua vita precedente, farebbe qualsiasi cosa per un paio di tiri di sigaretta al silenzio di una panchina. La sincerità non conta in battaglia, conta l’istinto, la pancia. Non si è razionali quando si è in guerra. “Sebbene tu abbia dimenticato tutti i nostri sogni di spazzatura – urla disperato tenendosi tra le mani l’elmetto – mi trovo a cercare attraverso le ceneri delle nostre rovine”. La ballata è triste, c’è un’armonica da panorama rosso fumante. La lettera poi si fa drammatica, forse alle spalle tutto sta per esplodere. “Per i giorni in cui abbiamo sorriso e le ore che correvano, con la magia nei nostri occhi e il silenzio delle nostre parole, a volte mi chiedo, ma solo per un po’: ti ricorderai di me?”.