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#MySong: “Wonderwall”, Oasis

Wonderwall
Oasis
“(What’s The Story) Morning Glory?”, 1995

L’arpeggio di una chitarra è come il sipario di un teatro che si alza. Dietro c’è tutto quello che una band vuole raccontare: luci, ombre, clown, ballerine, crisi di astinenza, rincorse fra amici, crolli di vite, aeroplani nel cielo. Come la musica: dietro allo stridere di corde di nylon c’è una storia. Wonderwall è la dichiarazione d’amore degli Oasis alla musica. Un muro delle meraviglie su cui spruzzare. Il wall che George Harrison immaginò nel 1968 per vaneggiare scenari psichedelici tra scienza e India. Un mondo da smuovere come una palla di vetro. E la canzone dei Gallagher raccoglie il senso: pagliacci, funamboli, acrobati, un bianco e nero a evocare l’immaginario di una foto invecchiata. Un muro delle meraviglie dove tutto può succedere, muro delle meraviglie com’è la musica: “Sarai colei che mi salverà” – canta Liam seduto s’una seggiola inforcando con occhiali rotondi scuri. Sono i tempi in cui lui e Noel resistono in un equilibrio da acrobati. “E tutte le strade che ti hanno condotto lì erano tortuose, e tutte le vie che illuminano la via sono accecanti”. Canzoni, attriti, saliscendi intrecciati quasi fossero rotaie di un ottovolante. Vite tribolate, “tortuose”, ma un grande privilegio: un muro delle meraviglie su cui incidere qualcosa. Un arpeggio, ad esempio, sipario di un teatro che si alza. Musica.

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