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Noel Gallagher: 50 anni, 50 brani

Anima degli Oasis prima, brillante solista poi: i Nineties sono passati da un pezzo e i primi anni del nuovo millennio sono già letteralmente volati, capita così di trovarsi a festeggiare il mezzo secolo di vita di Noel Gallagher. In attesa dei suoi concerti romani di spalla agli U2 e del nuovo album previsto per il prossimo autunno, celebriamo la ricorrenza a modo nostro: ecco i suoi migliori 50 brani.

 

01Sad Song – La miglior canzone è stata pubblicata solo sul vinile del disco d’esordio degli Oasis e – anni dopo – come b-side di un singolo giapponese. Vallo a capire.

02Talk Tonight – Altra ballad struggente, composta durante un difficilissimo tour americano.

03Gas Panic! – Acidità a palate (come mai prima), e tanto basta.

04Rockin’ Chair – Non ci si ricorda quale sia la strofa e quale il ritornello, perché questa b-side della mediocre “Roll With It” è un autentico diamante.

05Who Put The Weight Of The World On My Shoulders? – Vallo a capire parte seconda: mentre gli Oasis pubblicano il più che rivedibile “Don’t Believe The Truth”, il nostro riserva questa straordinaria gemma per la colonna sonora del mediocre “Goal!”.

06Rock ‘N’ Roll Star – Inizio carriera: niente di meglio per mettere subito le cose in chiaro.

07If I Had A Gun… – Il miglior Gallagher solista, senza se e senza ma.

08Cast No Shadow – Romantica ballad che avrebbe meritato la popolarità di “Wonderwall”.

09While The Song Remains The Same – Altra gemma solista in cui strizza più di un occhio a Burt Bacharach. Maturità.

10Champagne Supernova – Il degno, epico finale del miglior album degli Oasis. E quegli assoli dal vivo…

11Live Forever – Inno generazionale, pop rock d’antologia.

12The Masterplan – Inizialmente concepita come b-side, divenne anni dopo singolo a furor di popolo.

13Don’t Look Back In Anger – Altro pezzo passato alla storia, anche recente (vedi attentati Manchester).

14Listen Up – Rappresenta al meglio la quintessenza oasisiana: riff efficaci, gran ritornello, ottimo britpop.

15Wonderwall – La canzone simbolo degli Oasis, ma Noel Gallagher non ha mai fatto mistero di preferire la cover di Ryan Adams, che lo stesso Gallagher ha più volte ripreso dal vivo.

16Fuckin’ In The Bushes – Intro spiazzante di un album brillante. Ah, se Gallagher avesse creduto di più a queste nuove sonorità…

17Let’s All Make Believe – Raffinata ballad che avrebbe meritato ben altra valorizzazione.

18Columbia – Grezza e psichedelica, rappresenta al meglio i primi Oasis.

19Some Might Say – Gioioso inno alla vita, nonostante tutto. “Some might say they don’t believe in heaven / Go and tell it to the man who lives in hell”.

20Acquiesce – Raro caso in cui i fratelli Gallagher si dividono vocalmente i compiti: la resa è da pelle d’oca.

21Hey Now – Forse la canzone meno celebre del miglior album degli Oasis, ma una delle più belle.

22Supersonic – Primo singolo dei fratelli Gallagher, pop rock d’antologia.

23The Shock Of The Lightning – Il migliore brano dell’ultimo album dei fratelli Gallagher. Acido e ultraveloce.

24Waiting For The Rapture – Gallagher riprende la sua passione per il rock made in USA, e ci riesce più che bene.

25Bring It On Down – Violenta, sporca e proletaria. A noi piace.

26Lock All The Doors – Meraviglia degli esordi tenuta nascosta per ben figurare in “Chasing Yesterday”.

27The Hindu Times – Ascoltate la demo, pubblicata ufficialmente nel DVD singolo: sembra di ascoltare i migliori U2 durante la loro parentesi elettronica. Enorme occasione sprecata.

28Headshrinker – Insolitamente punk, insolitamente veloci. Gli Oasis come non li avete mai sentiti.

29Whatever – Pop gentile e orchestrale. Dopo “Definitiley Maybe” inizia il nuovo corso Oasis.

30You Know We Can’t Go Back – Gioia pura, segno che il Gallagher solista prende quota.

31D’You Know What I Mean? – L’album più detestato da Noel Gallagher si presentava così. Rimane comunque un gran pezzo.

32Slide Away – Liam Gallagher dal vivo non ce l’ha mai fatta a cantare per bene questo ritornello, uno dei migliori mai composti dal fratello Noel.

33I Hope I Think I Know – Atmosfere sognanti, correva l’anno 1997.

34The Swamp Song – Brillante brano strumentale, per anni intro dei concerti degli Oasis.

35Sunday Morning Call – Nell’album più sperimentale degli Oasis ecco una parentesi legata alla tradizione.

36Don’t Go Away – Altra grande ballata, ma arrivare dopo l’epopea di “Morning Glory” era un compito arduo.

37The Mexican – Deliziosa deviazione centroamericana del Gallagher solista.

38Magic Pie – In “Be Here Now” Noel Gallagher mostra i muscoli con un minutaggio strabordante. Qui si sente, ma la canzone merita.

39Stop Crying Your Heart Out – Corre l’anno 2002: Gallagher dimostra di non eccellere sempre in originalità, ma di toccare le corde giuste del cuore di chi ascolta.

40Fade In-Out – Johnny Depp in studio non ha aiutato, ma il riff incendiario che è stato riservato a questo brano dal vivo è storia.

41Little By Little – Altro singolone del 2002. L’album non è dei più brillanti, ma certe canzoni salvano la baracca.

42Stand By Me – Delizioso pop. Arrangiamenti pomposi ma efficaci.

43Full On – Oasis in una sorprendente versione danzereccia. Eppure funzionano.

44(It’s Good) To Be Free – Sono ancora gli Oasis degli esordi: scarni, semplici, ma capaci di fare cose straordinarie anche tra le b-side.

45The Importance Of Being Idle – Brano insolito, nota positiva degli Oasis dell’anno 2005.

46Underneath The Sky – Pop rapido e malinconico al tempo stesso: Gallagher può.

47Where Did It All Go Wrong? – Ballad dal vago sapore a stelle e strisce. Momento difficile per la band ma Noel c’è.

48Morning Glory – Title track del celeberrimo album. Gran pezzo, ma il nostro ha fatto di meglio.

49Falling Down – Tristezza a palate per il canto del cigno degli Oasis.

50(I Got) The Fever – Chitarre tamarre della “Be Here Now” era, ma funziona a meraviglia.

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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