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R.E.M.: 35 anni di Lifes Rich Pageant

Nonostante “Murmur” (1983) e “Reckoning” (1984) avessero ottenuto notevoli riscontri positivi, tanto di pubblico quanto di critica, una delle più frequenti obiezioni rivolte agli R.E.M. e in modo particolare a Michael Stipe era riferita al suo modo criptico di scrivere e interpretare i testi. Spesso biascicati, sussurrati, sicuramente pieni zeppe di metafore non immediate e riferimenti alti, forse persino troppo per “arrivare” a una platea più vasta. Non che agli R.E.M. interessasse, quantomeno in quel momento, scalare le classifiche, ma era evidente come quella band georgiana avesse dentro i germi di un qualcosa di più ampio respiro. La risposta di Stipe e soci fu la pubblicazione di “Fables Of The Reconstruction”, un album che accentuò a dismisura proprio gli aspetti oggetto di critica, culminando in un periodo di crisi interno alla band (Mike Mills, soprattutto lui, iniziava ad averne abbastanza delle elucubrazioni si Stipe), specie durante il tour del disco.

Occorreva uscire dal pantano in cui gli R.E.M. s’erano ficcati da soli, così la scelta dei quattro fu quella di rivolgersi a un nuovo produttore che potesse in qualche modo alleggerirli e aiutarli a far risaltare altre facce del loro modo di fare musica. La scelta ricadde su Don Gehman, uno che era famoso soprattutto per aver lavorato con John Cougar Mellencamp, sulla carta distante anni luce dalla visione indipendente dei quattro di Athens. Registrato nell’Aprile dell’86 ai Belmont Mall Studios di Belmont, nell’Indiana, Lifes Rich Pageant risente in pieno del lavoro di Gehman, che voleva per gli R.E.M. un suono più diretto e pulito, arrivando persino a chiedere a Stipe di sfrondare i suoi testi dalle sovrastrutture per andare dritto al nocciolo del messaggio (consiglio che, ovviamente, Stipe non prese affatto bene).

L’impegno politico e sociale di Stipe, mai nascosto ma di certo fino a quel momento mai sottolineato a dovere, in “Lifes Rich Pageant” appare per la prima volta chiaro, evidente e preciso, a partire dal singolo Fall On Me coi suoi risvolti ambientalisti (una hit a tutti gli effetti, se messo a confronto col resto della produzione della band fino a quel momento), passando per il racconto del fiume Cuyahoga e della deportazione dei nativi americani e la politica statunitense in Centro America in The Flowers Of Guatemala. Un approccio critico e diretto degli R.E.M. e di Stipe a determinate tematiche che proprio da “Lifes Rich Pageant” in poi segnerà indelebilmente la letteratura della band.

Anche musicalmente il lavoro di Gehman paga, perché il disco suona meno soffocato rispetto ai suoi tre predecessori, c’è Peter Buck che dà finalmente sfogo alle trame più rock della sua chitarra (vedi l’iniziale Begin The Begin), ci sono riferimenti country classici (vedi Swan Swan H), aperture ariose su refrain orecchiabili (vedi I Believe) e un sacco di folk sudista che ricaccia gli R.E.M. indietro alle radici del loro territorio (vedi ancora il singolo Fall On Me), senza dimenticare l’apporto alle voci di Mills che in un contesto più ovattato come questo risaltano (la conclusiva Superman, cover dei Clique, è tutta sua).

La band e Stipe in particolare si trovarono davvero in difficoltà a lavorare con un produttore “invasivo” come Gehman, ma è un fatto piuttosto evidente come “Lifes Rich Pageant” debba essere considerato un prezioso e formativo momento di passaggio, un lavoro che portò gli R.E.M. a divincolarsi da certi artifici del recente passato assumendo consapevolezza del proprio lato “pop” (le virgolette sono d’obbligo), e che portò Stipe a prendere piena coscienza della propria scrittura, che poi sarebbe esplosa in tutta la sua dirompenza critica nei seguenti “Document” (1987) e “Green” (1988).

DATA D’USCITA: 28 Luglio 1986
ETICHETTA: I.R.S.

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