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R.E.M.: 35 anni di Reckoning

Nel 1983 l’esordio “Murmur” aveva attirato su di sé le attenzioni di mezza America, con larga parte della stampa specializzata che vedeva gli R.E.M. come la new sensation su cui puntare per una nuova età dell’oro dell’indipendente statunitense. Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry, così, già sul finire dell’anno si chiudono ai Reflection Sound Studios di Charlotte, in North Carolina, per lavorare a quello che sarebbe stato il loro secondo lavoro in studio. Per Reckoning, questo il titolo, gli R.E.M. non volevano semplicemente ricalcare le bisettrici tracciate con “Murmur”, così ancora una volta affiancata alla produzione dal duo Don Dixon/Mitch Easter la band sceglie di alleggerire il sound pesante del debutto per rendersi un pizzico più fruibile. Tutto ciò non vuol dire che gli R.E.M. scelsero di diventare “facili”: il songwriting sempre estremamente criptico di Stipe, che dà nuovamente sfogo alla sua poetica partorendo una manciata di capolavori (su tutte So. Central Rain), gioca da solo la parte del leone, molto più che nel già ostico “Murmur”, ma è dal punto di vista strettamente musicale che qualcosa cambia. I mille strati sonori che impiastricciavano l’esordio rendendolo complesso, in “Reckoning” vengono meno: la chitarra di Buck si fa più lineare ma al tempo stesso decisa, dedicandosi molto più spesso che nel recente passato ad arpeggi immediati e liquidi. Ed è qui che il disco gioca la sua partita, perché è con “Reckoning” e con questa nuova formula che gli R.E.M. inaugurano il loro personalissimo standard compositivo, uno standard che si porteranno dietro per l’intera carriera perfezionandolo e ibridandolo fino ai mastodontici successi dell’era Warner.

DATA D’USCITA: 9 Aprile 1984
ETICHETTA: I.R.S.

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