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Soundgarden: 30 anni di Badmotorfinger

L’arrivo di Ben Shepherd al basso nei Soundgarden venne definito da Chris Cornell come una “ventata di aria fresca e di creatività”, manifestatasi fin da subito durante le sessioni di registrazione del disco che avrebbe spalancato le porte del successo alla band, rimasta fino a quel momento abbastanza in ombra con i precedenti “Louder Than Love” (1989) e “Ultramega OK” (1988), ovvero il granitico Badmotorfinger. Non si può negare che fossero ormai maturi i tempi per l’esplosione della scena di Seattle, ma il terzo lavoro di Cornell e soci mostrò una grande evoluzione nella stesura delle liriche e dal punto di vista compositivo, mantenendo intatte le sonorità ruvide tipiche dell’heavy metal e dell’hard rock da cui traevano origine.

Il disco si apre con la fuga dalla gabbia oscura e opprimente di Rusty Cage, nella quale il quartetto si rivela una perfetta macchina da guerra, spezzando idealmente le catene a colpi di guitar riff taglienti e linee di basso potenti, a cui segue la più pesante e altrettanto fondamentale Outshined, nella quale a prendere il sopravvento è il tornado interiore dei sentimenti contrastanti di Chris nei confronti della crescente popolarità del gruppo, in grado di farlo sentire in cima al mondo in alcuni momenti e condurlo all’improvviso sull’orlo di un precipizio, il tutto sottolineato dalle complesse trame ritmiche abilmente intessute da Shepherd e Matt Cameron.

Altri aspetti amari dell’industria musicale vengono espressi nell’iconica e apocalittica Slaves & Bulldozers, ultimo brano ad essere stato eseguito dal vivo da Cornell prima della sua scomparsa nel Maggio del 2017, dove a farla da padrone sono proprio la sua voce senza eguali e l’aspro assolo di chitarra di Kim Thayil, per poi scivolare nell’ancor più cupa, nervosa e controversa Jesus Christ Pose, ispirata ad uno scatto di Chris Cuffaro che ritraeva Perry Farrell, frontman dei Jane’s Addiction, nella posa di Gesù crocifisso, ed il cui video venne contestato al punto che la band ricevette addirittura delle minacce di morte.

Ritornano i ritmi veloci e l’intensità dei sentimenti con la breve Face Pollution, seguiti dalla lunga ed efficace chiusura strumentale di Somewhere, la ricerca al buio e i giri di batteria notevoli di Searching With My Good Eye Closed e gli interventi inaspettati di Ernst Long e Scott Granlund, rispettivamente tromba e sassofono, in Room A Thousand Years Wide, brano che trae ispirazione da “Häxan”, un documentario sulla stregoneria risalente al 1922.

Nata quasi per scherzo grazie ad uno scambio di battute con Jeff Ament, Mind Riot è un’altra traccia di elevata complessità, dedicata all’amico scomparso Andrew Wood, frontman dei Malfunkshun e dei Mother Love Bone, e caratterizzata soprattutto dalla totale accordatura delle chitarre in E (ovvero in Mi), la quale cede il posto al rush finale costellato dalle spirali concentriche disegnate dal trittico basso-sax-tromba di Drawing Flies, l’incedere non convenzionale, tratto distintivo della band, di Holy Water e dalle chitarre stridenti e drammatiche del finale profetico e trascinato di New Damage.

Profondo, conflittuale, stilisticamente complessoe,nonostante tutto,ancora oggi purtroppo fortemente sottovalutato,Badmotorfinger” rappresenta la parte più plumbea, grezza e acuminata del grunge, visibile fin dalla sua copertina scura e dominata da una sorta di lama circolare dentellata, e di tutta quella folta schiera di dischi che hanno segnato e trasformato profondamente il rock nel 1991, perfetto trampolino di lancio verso il punto più alto mai raggiunto dai Soundgarden tre anni dopo con il meraviglioso “Superunknown” (1994).

DATA D’USCITA: 24 Settembre 1991
ETICHETTA: A&M

Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.

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