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Fugazi: «Il nostro ritorno? Tutto è possibile»

I Fugazi sono una di quelle band uniche. Nei vent’anni d’esistenza hanno scritto la storia del rock – capitolo post hardcore – ma quasi infastiditi ne hanno sempre cercato di evitare l’inutile contorno: certi flash di troppo e certe dinamiche pompose messe su dai circuiti discografici e mediatici. Insomma, Fugazi vuol dire “indie” e vuol dire momento musicale sempre al centro di tutto. Ad oggi, però, sono ben sei gli anni di silenzio dopo l’ultimo “The Argument” del 2001. MacKaye, Picciotto, Canty e Lally non hanno mai parlato di scioglimento, piuttosto di pausa di riflessione. E, dunque, c’è ancora speranza per i seguaci della band di Washington. Il Cibicida ne ha parlato con Joe Lally, basso furioso dei Fugazi, negli ultimi tempi molto vicino all’underground italiano e fresco del suo esordio da solista.

joelallyintervista

Joe, partiamo dalla fine: parlaci un po’ del tuo debutto da solista “There To Here”…
È una diretta conseguenza del lavoro svolto con i Fugazi negli anni. Ho iniziato a raccogliere materiale subito dopo che la band aveva deciso di prendersi una pausa. Non avevo mai provato a scrivere da solo la mia musica ed il disco è il risultato di questo approccio. Credo che tutta la mia conoscenza musicale sia in qualche modo contenuta lì dentro.

Di recente sei venuto in Italia a suonare a fianco dei romani Zu. Come sei entrato in contatto con loro?
Gli Zu sono stati a casa mia due volte mentre erano in tour negli USA. Li ho visti suonare per la prima volta lo scorso Febbraio a Londra, quella volta hanno suonato dopo di me ed è nata un’amicizia.

A Roma avete presentato un set con due bassi, come mai questa scelta?
Massimo (Pupillo, ndr) suona il basso e quando lavori con i musicisti giusti gli strumenti non sono fondamentali. Ad esempio, in tour con i Melvins ero accompagnato da entrambi i loro batteristi: Dale (Crover, ndr) e Coady (Willis, ndr).

Il tuo nome è inevitabilmente legato alla storia illustre dei Fugazi. Qual è stato il punto di forza di quella formazione?
Per dirlo con una sola frase: “L’unico obiettivo era fare musica”.

È stata una scelta consapevole per voi quella di restare ai margini dello show business?
Assolutamente sì.

Che ricordi hai del periodo d’oro della Dischord? Quanto Dischord e Fugazi hanno viaggiato legati tra loro?
Credo di essere stato uno dei primi a seguire le band ai tempi in cui la Dischord muoveva i primi passi. Penso fosse due anni dopo la nascita dell’etichetta. Io venivo dalla periferia e non ero ben informato sul movimento musicale di quel periodo. Il fatto che musicisti giovani come me avevano formato delle band e pubblicato dischi con le loro label, mi impressionò molto. Il progetto Fugazi ebbe successo perché facevamo quello che più ci piaceva. Scrivere canzoni, pubblicare dischi e fare concerti. Questo è stato il segreto del nostro successo. Se siamo riusciti ad attirare così tanti fan è stato perchè andavamo a suonare ovunque potevamo. Loro potevano giudicarci per questo, solo per questo. Insomma, per la musica e per nient’altro.

La critica vi ha sempre considerati seminali per la scena hardcore. Tu che ne pensi?
Credo che quello che è definito hardcore sia iniziato molto prima che I Fugazi iniziassero a suonare. Non possiamo essere considerati pionieri avendo cominciato nel 1987… no, proprio non me la sento.

Perché “Repeater” è il disco più amato da fan dei Fugazi?
Non sono assolutamente certo che lo sia. Sicuro che a loro piacciano così tanto quelle canzoni?

Parlaci delle “Fugazi Live Series” che hai personalmente curato. Com’è nata l’idea?
Abbiamo registrato i nostri live per oltre dieci anni, volevamo che fossero disponibili per le persone a cui potevano interessare. Ci piacerebbe che molti altri show fossero disponibili, in download, perché è troppo complicato far uscire così tanti CD con così poco materiale. Attualmente sono disponibili 40 volumi e probabilmente un giorno arriveranno ad essere oltre un centinaio.

C’è anche una sola speranza di rivedervi insieme? Non avete mai ufficialmente dichiarato lo scioglimento…
Tutto è possibile.

Domanda di rito: se ti dico “Cibicida” cosa ti viene in mente?
Un insetto… giusto?

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