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Marta Sui Tubi – “Sushi odi et amo”

Ottobre 2008: Il 3 ottobre è stata la data che ha messo fine all’attesa per il nuovo disco dei Marta Sui Tubi. Un album bramato dai fan per tre anni, e che è il seguito di quel “C’è gente che deve dormire” vero e proprio trampolino di lancio per la band siciliana di base a Milano. Il titolo del disco, che sarà pubblicato dall’etichetta Tamburi Usati (un anagramma di Marta Sui Tubi), è “Sushi & Coca”. Trovata che, nonostante trovi la loro beffarda smentita, sa molto di presa in giro delle nuove tendenze modaiole in campo culinario…

Domanda: Un countdown sul vostro sito ha scandito i secondi per l’uscita di “Sushi & Coca”. In effetti è stata un’attesa lunga per il nuovo disco…
Giovanni: Per noi il countdown è incominciato subito dopo l’uscita di “C’è gente che deve dormire”, cioè tre anni fa. C’è voluto un po’ di tempo è vero, ma quello che conta per noi è il risultato.
Carmelo: Poteva andare peggio…

Domanda: Il titolo, da siciliani, pare quasi un dovere scimmiottare la moda di mangiare orientale. Pesce crudo, spesso insipido, ma molto chic…
Giovanni: In realtà a me il sushi fa impazzire! Non lo trovo affatto insipido… né un dovere scimmiottare alcunché.
Carmelo: Io odio il pesce, ma è proprio questo il punto!

Domanda: Tempo fa domandai a Carmelo se, per il prossimo lavoro, avrebbe aggiunto degli inserti di chitarra elettrica alle solite trame della sua proverbiale sei corde acustica. Lui rispose ironicamente che in realtà non la sa suonare. Ha imparato nel frattempo?
Giovanni: Carmelo può far suonare anche i cavi elettrici ad alta tensione senza nemmeno scottarsi.
Carmelo: Troppo buono, Giò! Sto imparando a suonare l’ukulele però, vediamo cosa succede!

Domanda: Come definireste il lavoro musicale di “Sushi & Coca”? Avete avuto un approccio differente rispetto al passato?
Giovanni: E’ il primo disco che abbiamo registrato in un vero studio di registrazione. I precedenti album sono stati registrati a casa dei nostri produttori. Questa volta abbiamo avuto a nostra disposizione tutte le risorse tecniche disponibili e registrare alle Officine Meccaniche è stata una esperienza che ti fa crescere molto dal punto della ricerca del suono. Per il resto il modo di concepire i pezzi è sempre lo stesso, la scrittura non è cambiata, forse si è solo un po’ più arrabbiata.
Carmelo: E’ stata una delle esperienze più gratificanti, fino ad ora, della nostra carriera, in termini di professionalità e di ricchezza creativa.

Domanda: L’indie-rock… vi piace questa grande famiglia? Vi ci ritrovate dentro? Ma alla fine, che diavolo è, per voi, sto indie-rock?
Giovanni: L’unica famiglia alla quale mi sento di appartenere è quella nella quale sono nato. Non mi piacciono le bandiere, le divise né tanto meno le etichette che affibbiano al lavoro che fai. Indie non significa un cazzo, sta solo a indicare un modo di fare musica in economia. Dentro sto pentolone c’è di tutto: dall’oro alla merda.
Carmelo: , ma che significa indie-rock? Mah…

Domanda: A proposito di indipendente e di fare musica “in economia”. Il musicista di oggi è un lavoratore precario come altri?
Giovanni: Di più, non hai nessuna certezza, nemmeno a tempo determinato. Devi farti bastare la passione per la musica per riempirti l’anima.
Carmelo: Sono tempi duri, ma noi ci reputiamo abbastanza fortunati perché stiamo facendo quello che abbiamo sempre voluto fare. Credo che ci si debba comunque un po’ adeguare. Le cose cambiano!

Domanda: Nel dvd “Nudi e crudi” avete incluso anche “Negghia”, poesia scritta da Peppino Impastato e rivisitata da voi per l’occasione. Sono uomini come lui che rappresentano le radici robuste di un siciliano che vive fuori?
Giovanni: Impastato rappresenta un modo di essere siciliani che prescinde dal fatto di stare “fuori” o “dentro” la Sicilia. Essere siciliani significa portarsi dentro una sensibilità unica fatta di grandi contrasti interioni e rabbia atavica. Queste cose te le porti ovunque vai e speri che gli altri se ne accorgano prima di quando gli dici che sei siciliano.
Carmelo: La figura di Impastato va sicuramente oltre la “sicilianità”. E’ un martire e i martiri sono figli del mondo.

Domanda: Ne è passato di tempo da quando suonavate nei pub di Bologna. C’è qualcosa che vi manca della vostra “vecchia vita”?
Giovanni: In quella vecchia vita speravo di arrivare a vivere la nuova vita che sto vivendo. E anche quella che vivo ora tra un po’ diventerà vecchia. Nessun rimpianto, nessuna nostalgia.
Carmelo: Io continuo ad essere vecchio.

Domanda: Ci sono in programma tappe sicule per il prossimo autunno?
Giovanni: Questa estate ne abbiamo fatte ben cinque, al momento il nuovo tour non prevede date in Sicilia, ma per il 2009 torneremo sicuramente a suonare nella nostra terra. E spero che il pubblico catanese ci venga a vedere, tutti noi amiamo questa città.
Carmelo: Ce ne stiamo occupando. Ci piacerebbe comunque suonare più spesso dalle nostre parti!

* Foto d’archivio

A cura di Riccardo Marra

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