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Green Day @ Magazzini Generali, Milano (07/11/2023)

Photo Credit: Il Cibicida / Emanuele Brunetto
Photo Credit: Il Cibicida / Emanuele Brunetto

C’è qualcosa di primordiale in questa necessità che sentono di tanto in tanto band con un pubblico da ormai decine di migliaia di persone per concerto, ovvero quella di far ritorno alla dimensione dei club o dei piccoli locali. Un po’ come riacquistare la giovinezza degli esordi, per loro; un po’ come vivere un sogno a occhi aperti, per i fan più accaniti. Dopo i Muse all’Alcatraz lo scorso anno, quest’anno è toccato ai Green Day scegliere Milano per una tappa del loro Hella Tiny Tour, che li ha già visti suonare a Parigi e che al momento vede in programma solo una data a Londra fra un paio di giorni. La location scelta è quella dei Magazzini Generali, un migliaio circa i posti a disposizioni, una parte inviti per media e addetti ai lavori e il resto appannaggio dei pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi (con discreto sforzo economico, visti i cento e passa euro da sborsare) i rimanenti posti a disposizione.

A prescindere dai gusti, va da sé come un evento del genere si configuri per l’appunto come “evento”, vista la location, visti i tempi ristrettissimi tra l’annuncio della data e la data stessa, visto che si tratta pur sempre di una sorta di warm up per il tour che vedrà i Green Day impegnati la prossima estate (saranno di nuovo a Milano il 16 Giugno all’interno di I-Days) e visto il nuovo album “Saviors” in dirittura d’arrivo, già anticipato da un paio di estratti. Ovviamente i Magazzini Generali sono pieni a tappo, il pubblico è trasversale in almeno un paio di generazioni, quelli che hanno vissuto i Green Day degli anni ’90 e dei primi ’00 e gli altri, quelli che li hanno conosciuti già star mondiali in grado di riempire palazzetti e arene.

La setlist della serata è simile a quella già proposta a Parigi la settimana scorsa, con l’aggiunta di qualche ulteriore estratto dalla loro discografia. Ed è sentendoli tutti in successione (e al netto delle “mancanze”, comunque tante a pensarci bene) che ci si rende conto di quante cavolo di hit abbiano sfornato Billie Joe Armstrong e i suoi: si parte con American Idiot e Holiday, poi il trittico di nuove tracce Look Ma, No Brains!, 1981 e The American Dream Is Killing Me e a seguire tutto il resto, dai pescaggi da quel “Dookie” che l’anno prossimo compirà ben trent’anni (Longview e Basket Case, giusto per dirne due) a Welcome To Paradise, Warning, She, Oh Love, Minority e fino alla conclusiva Good Riddance (Time Of Your Life).

La band è in forma e si vede che ha (ancora) una voglia matta di stare sul palco, forse persino più di qualche anno fa, con Billie Joe che non si risparmia nel rivolgersi al pubblico, pur nella concitazione di una setlist quasi senza soluzione di continuità. A un certo punto gli passano una maglia dell’Inter che lui sventola sul palco, poi un’altra dell’Italia personalizzata col suo nome, lui la indossa e la tiene per suonare. Giù dal palco c’è pogo di quello genuino, c’è qualcuno che si lancia nello stage diving, c’è tanto sudore e anche molte lacrime perché, come dicevamo all’inizio, questo tipo di eventi con protagoniste band del genere azzerano totalmente le distanze tra sopra e sotto il palco. Ed è proprio questo che tanti, troppi artisti spesso sembrano dimenticare: di certo non i Green Day.

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