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PJ Harvey @ Alcatraz, Milano (23/10/2016)

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Dopo averci dato un dispiacere saltando l’Italia nella tranche estiva del tour, finalmente PJ Harvey si fa perdonare passando anche dal nostro Paese per presentare The Hope Six Demolition Project, il suo ultimo meraviglioso lavoro in studio. L’Alcatraz di Milano è sold out (benché registrato solo negli ultimi giorni) e già all’esterno della location la cosa pare piuttosto evidente, vista la lunga fila per l’ingresso che farà slittare l’orario d’inizio previsto per le 21.30 alle 21.45.

Dieci musicisti sul palco, compresa la stessa Polly Jean, si presentano in fila indiana, tamburi d’ordinanza a scandire il ritmo del passo e via con Chain Of Keys, uno dei pezzi forti del nuovo album. Nuovo album che è il protagonista indiscusso di questo tour dell’inglese e in modo particolare della data milanese, visto che verrà riproposto nella sua interezza. PJ non è più solo una rocker, non è più solo una songwriter e/o una cantante, è soprattutto interprete dei suoi pezzi, li accompagna con un mimica facciale e fisica da attrice navigata, che ne acuisce e sottolinea i passaggi lirici.

The Ministry Of Defence, The Community Of Hope, The Orange Monkey e A Line In The Sand sono un corpo unico che anche dal vivo non perde un grammo della sua complessità, PJ imbraccia il sax, John Parish, Mick Harvey e gli altri fanno il resto scambiandosi spesso le posizioni. Le prime interruzioni rispetto al corso del disco sono quelle estratte dal precedente “Let England Shake” (2011), con la title track, il singolo The Words That Maketh Murder e The Glorious Land, le voci dei musicisti accompagnano in coro PJ, i racconti della Grande Guerra s’inframmezzano al presente di Medicinals e si comprende appieno lo spessore del nuovo corso politico/sociale del songwriting della Harvey.

C’è in scaletta una puntata a “White Chalk” (2007) con When Under Ether (l’altra, poco dopo, sarà The Devil), ad anticipare il momento più intenso della serata con Dollar, Dollar: le voci registrate dei bambini si sentono anche sul palco dell’Alcatraz, PJ recita il pezzo con lo sguardo perso nel vuoto e le mani a dirigere se stessa e i musicisti che le stanno accanto.

Ancora “The Hope Six Demolition Project” con The Wheel e The Ministry Of Social Affairs e poi le concessioni al passato: in sequenza 50 Ft Queenie da “Rid Of Me” (1993), l’acclamato classico Down By The Water e la title track da “To Bring You My Love” (1995), che per qualche minuto smontano l’impianto orchestrale della band per rituffarsi nel rock graffiante degli esordi. Dopo Down By The Water ci sono le prime e uniche parole con cui Polly Jean si rivolge al pubblico per presentare gli artisti con cui condivide la scena: ovazione speciale per Enrico Gabrielli, orgoglio italiano reclutato ai fiati per questo tour di PJ. Il finale di set è tutto per River Anacostia, che fa il paio con Dollar, Dollar in quanto ad intensità, con i tamburi che continuano a battere finché PJ non abbandona per prima il palco, seguita dagli altri.

Al rientro per l’encore tocca a un’altra cartolina da Washington, DC con Near The Memorials To Vietnam And Lincoln e poi a The Last Living Rose. I dieci protagonisti si schierano nuovamente in fila sul palco, PJ lì al centro a raccogliere applausi che dire meritati e poco, per il suo percorso, per la bellezza lacerante di “The Hope Six Demolition Project” e per performance come quella di Milano, che la consacrano anno dopo anno nel gotha del rock. Come concludevamo la recensione dell’album: semplicemente immensa.

SETLIST: Chain Of Keys – The Ministry Of Defence – The Community Of Hope – The Orange Monkey – A Line In The Sand – Let England Shake – The Words That Maketh Murder – The Glorious Land – Medicinals – When Under Ether – Dollar, Dollar – The Devil – The Wheel – The Ministry Of Social Affairs – 50 Ft Queenie – Down By The Water – To Bring You My Love – River Anacostia —ENCORE— Near The Memorials To Vietnam And Lincoln – The Last Living Rose

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