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Oasis

Photo Credit: Jill Furmanovsky
Photo Credit: Jill Furmanovsky

Sfrontati, arroganti, a volte copioni, mai amati dalla critica: eppure parte fondamentale di una generazione, eppure Oasis. Mai originali ma quasi sempre brillanti, in quella microgalassia chiamata britpop la band di Manchester ha da sempre parlato al cuore e alla pancia della gente, a differenza dei più raffinati e creativi Blur, contro i quali venne costruita una spassosa rivalità per la gioia dei tabloid dell’epoca. In un presente di alterne fortune per i fratelli Gallagher (se Noel è avviato verso una fortunata carriera solista, Liam è già naufragato con i suoi Beady Eye) è bene ripercorrere il glorioso passato della band, album per album.

DEFINITELY MAYBE (1994)

Un esordio esplosivo e tiratissimo che sconvolse il mercato discografico britannico, figlio dell’incazzatura della working class inglese che sposa la scuola pop beatlesiana. Il songwriting sempre convincente di Noel, unito alla voce non ancora rovinata di Liam (esecuzioni vocali da brividi), è il marchio di fabbrica di casa Gallagher, da Manchester con furore.

Brano consigliato: Slide Away – In breve: 4,5/5

(WHAT’S THE STORY) MORNING GLORY? (1995)

Cosa accade se N. Gallagher affianca alle furenti chitarre degli esordi arrangiamenti più intimi e curati? Si ottiene uno dei dischi simbolo degli anni ’90. Ingiusto fermarsi alle celebri “Wonderwall” e “Don’t Look Back In Anger”: ogni canzone di questo di album è un diamante che vive di luce propria, da ascoltare e riascoltare.

Brano consigliato: Champagne Supernova – In breve: 5/5

BE HERE NOW (1997)

Dopo due incredibili album, gli Oasis avevano il mondo ai loro piedi. Sarà stato per questo che nessuno osò dire a Noel, in fase di missaggio, che certe canzoni raggiungevano un minutaggio imbarazzante, con ritornelli ripetuti fino all’esasperazione e la puzza della roba già sentita che inizia a invadere le orecchie. Non bastano i primi due ottimi singoli a salvare quello che Noel giudica da sempre il peggiore album della band.

Brano consigliato: D’You Know What I Mean? – In breve: 2/5

THE MASTERPLAN (1998)

Una delle migliori raccolte di b-side mai pubblicate nella storia del rock, fondamentale per capire appieno la fenomenologia Oasis nella seconda metà dei ’90. Parecchie band avrebbero costruito un’ottima carriera con questi “scarti”, che vennero incautamente pubblicati in massa nel momento più prolifico anziché essere saggiamente risparmiati per gli anni a venire.

Brano consigliato: Rockin’ Chair – In breve: 4/5

STANDING ON THE SHOULDER OF GIANTS (2000)

Finita l’ubriacatura collettiva degli anni ’90, serviva una vigorosa scossa per continuare ad avere un senso. Detto, fatto: nuova band, nuovo logo e soprattutto un nuovo approccio in studio, con la produzione superlativa di Mark Stent che si distacca dal britpop per abbracciare la migliore psichedelia a stelle e strisce. Flop commerciale.

Brano consigliato: Gas Panic! – In breve: 4/5

HEATHEN CHEMISTRY (2002)

Basta suoni acidi, il popolo vuole il britpop: si può riassumere così questo disco, parzialmente rovinato da arrangiamenti finali troppo tradizionali (ascoltare alcune demo per credere). Stavolta il resto della band fa rifiatare Noel in fase di songwriting, ma è sempre il maggiore dei fratelli Gallagher a togliere le castagne dal fuoco con una ballad clamorosa (vedi brano consigliato).

Brano consigliato: Stop Crying Your Heart Out – In breve: 3/5

DON’T BELIEVE THE TRUTH (2005)

A parte il caso particolare di “Be Here Now”, il momento più basso della discografia della band. Non basta una discreta varietà stilistica a mascherare i limiti qualitativi dell’album, salvato da una manciata di brani, tra i quali l’intro esplosiva firmata Andy Bell che suggeriamo sotto.

Brano consigliato: Turn Up The Sun – In breve: 2,5/5

DIG OUT YOUR SOUL (2008)

Ritorna la psichedelia e si rialza l’asticella della qualità. Un album eclettico, brillante, ben recepito da pubblico e critica: ma è tutto inutile se la band è emotivamente allo sbando, logorata da dissidi interni e dalla voglia di Noel di mettersi in proprio. Scioglimento inevitabile a tour in corso.

Brano consigliato: The Shock Of The Lightning – In breve: 3,5/5

1 commento

  1. Dare 2/5 a Be Here Now è un insulto. Album sottovalutatissimo e mai capito a pieno dal grande pubblico. 4/5 per me.

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