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Aethenor – Deep In Ocean Sunk The Lamp Of Light

La critica alternativa riversa prontamente fiumi di bavose parole di elogio ogni qualvolta viene pubblicato un progetto in cui Stephen O’Malley (mente di Sunn 0))), Khanate, KTL e altre ragioni sociali) sia invischiato anche solo di striscio. Per certi versi sta diventando un brutto vizio, se non una delle solite mode da gente “avanti”. Ciò che di recente sta compiendo il musicista statunitense è certamente apprezzabile, ma da qui all’elevarlo a salvatore di chissà quale scena ce ne passa. Comunque sia, la realtà sta sempre in mezzo e va detto che questo nuovo progetto, oltre a vedere il sopracitato O’Malley, coinvolge Vincent De Roguin dei bravissimi post-corers svizzeri Shora e Daniel O’Sullivan degli altrettanto eccelsi Guapo. Ogni riferimento alle band madri qui è stato totalmente eliminato. Siamo nei territori di un’ambient malvagia, introspettiva e votata alla creazione di marcescenti paure subliminali. Se non siete mai stati avvezzi ad una musica tanto dilatata e dalle fosche tinte con Deep In Ocean Sunk The Lamp Of Light non cambierete di certo i vostri orientamenti musicali. Suddiviso in quattro tracce non titolate, il primo parto degli Aethenor galleggia tra le nubi più dense in paesaggi decadenti, nel cuore di un’inquietante notte a bordo di un vecchio barcone di legno schiaffeggiato dalle nere onde che increspano il manto oceanico che sta attraversando. Un percorso a tratti spossante che per essere affrontato necessita di un bel bagaglio di santa pazienza. Tra stridori metallici, scricchiolii di tavole di legno, sgocciolamenti e fiotti di rumore che si intersecano, vengono a crearsi lunghi bordoni sonori lasciati in tensione con estrema cura, tratteggiando uno spettrale scenario che in più punti è capace di essere sinistro e gelido. Qualche melodia un tantino più intelligibile la si rintraccia nel terzo solco, passaggio in cui l’andatura più o meno placida del discorso si inoltra dentro incubi inafferrabili. La suggestionante nenia assume qui un oscuro mood lunare. L’obiettivo descrittivo è raggiunto in pieno, soprattutto nella terminale IV, dove lugubri voci paiono provenire da sorgive ultraterrene. Stavolta ci accodiamo al coro di consensi riguardo questa felice (??) sortita di O’Malley e diamo ragione a chi ne decanta le gesta. Progetto da tenere sotto stretta osservazione. E da maneggiare con estrema cura.

(2007, VHF)

01 I
02 II
03 III
04 IV

A cura di Marco Giarratana

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