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Andrew Bird – My Finest Work Yet

Un uomo giace dentro una vasca da bagno. In una mano ha una penna e nell’altra un foglio. No, questa volta non c’entra Jacque-Louis David ma il lavoro minuzioso della fotografa Amanda Domme, che ha ritratto Andrew Bird nei panni di Marat. Il musicista statunitense si presenta così, come un poeta esausto dopo aver compiuto la sua dodicesima fatica. Ovviamente chi non conosce la storia dietro quel dipinto potrebbe interpretarla così la sua personalissima riproduzione di quella scena, proprio come chi non conosce la musica di Bird potrebbe rimanere sbeffeggiato dall’intento autoironico della copertina, ideata ad hoc, del suo nuovo album, che lui stesso definisce e intitola My Finest Work Yet. Bird tenta con una buona dose di humor di confonderci. L’intenzione, però, appare alquanto nebulosa, dato che ogni singolo brano si impone leggero e sicuro ancor prima che lui provi solamente ad ammiccare uno smaliziato sorriso di dileggio. E risulta difficile preferirne alcuni o soffermarsi su altri, che si analizzi l’aspetto compositivo o quello tematico.

Sisyphus apre un album fresco e ottimista dai temi importanti e dai testi semplici e concisi. Il caratteristico fischio iniziale, la musicalità del pezzo e la leggenda narrata sono antitesi di una frase che ascoltiamo all’interno del brano stesso (“History forgets the moderates / For those who sit / Recalcitrant and taciturn”) e sinonimo di riconoscibilità, dello stile di un artista eclettico e deciso che ha tanto da raccontare. Il sapore politico e a tratti aspro del testo di Bloodless viene alleggerito da una melodia e un fraseggio jazzato di fondo, rassicurante e positivo, che già ci proietta verso lo swing saltellante e giocoso di Don The Struggle.

Il taglio sinfonico di alcuni pezzi si fonde alla perfezione con striature pop e old time, velatamente country, come accade in Manifest. Non può mancare il lato sentimentale e Cracking Codes con un testo diretto e disarmante e una musicalità morbida, pop, rappresenta un intermezzo di dolcezza forse necessario da inserire.  Ancor meglio se prima della groovosa Fallorun.

L’album è stato registrato dal vivo in studio in un’unica take, senza cuffie, senza sovraincisioni. Gli strumenti si accostano e si completano gli uni con gli altri con una sintonia e una naturalezza senza paragoni. La connessione tra chi li suona è evidente. Sono dei perfezionisti. Anche sul palco la compostezza di Bird e dei musicisti che lo accompagnano è esemplare: l’improvvisazione infatti in questo caso è rara e l’atteggiamento canzonatorio dei brani si perde in esecuzioni sempre molto precise e fedeli alle registrazioni in studio. Bisogna però valutare se questo sia un aspetto favorevole o meno al coinvolgimento del pubblico.

Marat avrà pure una penna in mano, ma tra le dita di Bird oltre all’inchiostro scorrono note di corde pizzicate o accarezzate, che siano di chitarra o di violino. Certamente il primo strumento citato fa di lui un valido esecutore, ma il secondo lo trasporta in un’altra dimensione e questo l’ascoltatore lo avverte. Basti ripensare al sorriso schietto di St. Vincent quando, qualche anno fa, Bird inizia a improvvisare con il violino nella loro “Soirée de Poche” a Parigi. Quell’immagine indossa sensazioni, di istintiva ammirazione e piacevole stupore, sempre in agguato quando si parla della sua musica.

Bird ne ha fatti “rotolare di massi” e l’incoscienza lo ha trascinato in una nicchia produttiva e fascinosa in cui i dettami e le influenze della sua formazione e del suo iter artistico fanno da eco a nuove sperimentazioni. Di certo l’attuale riuscita di uno dei suoi migliori lavori risuonava già in quella scatola di cartone che imbracciava da piccolo a mo’ di violino. Sul foglio che ha in mano il “moderno Marat” si legge: ”Such avarice, such industriousness, such creative zeal and gusto. All to the end of doing…”. Ci fermiamo qua, perché ripercorrendo la bellezza di “My Finest Work Yet” forse la conclusione di quella frase bisognerebbe cambiarla a nostro piacimento.

(2019, Loma Vista)

01 Sisyphus
02 Bloodless
03 Olympians
04 Cracking Codes
05 Fallorun
06 Archipelago
07 Proxy War
08 Manifest
09 Don The Struggle
10 Bellevue Bridge Club

IN BREVE: 4/5

Logopedista per professione e musicomane a tempo indeterminato. Cantante e pittrice per passione, trascorro le giornate tra dischi e pennelli sparsi per casa.

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