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Avey Tare – Cows On Hourglass Pond

Nel 1966 Cathy Berberian, Umberto Eco ed Eugenio Carmi diedero vita a uno dei pochissimi modelli musicali costruiti interamente su onomatopee. “Stripsody”, così si chiama la composizione, iniziò come percorso sonoro vocalizzato da Cathy Berberian tramite l’utilizzo delle onomatopee; solo dopo, grazie anche alla complicità di Umberto Eco, l’intuizione diventò un libro illustrato da Eugenio Carmi.

Allo stesso modo che per “Stripsody”, per apprezzare davvero Portner e il suo linguaggio onomatopeico bisogna mettersi in braccio a un’artista estremamente vivace ed eclettico. Dopo poco più di un anno dall’uscita di “Eucaplyptus” (2017) e di “Tangerine Reef” (2018), la collaborazione audio-visiva degli Animal Collective con il duo Coral Mophologic, la creatività di David Portner non accenna neanche un minimo scricchiolio.

Cows On Hourglass Pond, terzo lavoro solista dell’artista statunitense, può dare, inizialmente, una sensazione di confusione e stordimento, ma questa non è una novità. Via via che i suoni scorrono, e insieme a loro le parole, “Cows On Hourglass Pond” diventa lentamente un’esperienza sensoriale totalizzante. “Feeding the bubble / Extending out in human space / Always touching everyone” sono i primi tre versi del disco che condensano l’esistenza materiale fluida come una schiuma acquosa senza alcun controllo.

Tempo, nostalgia, gioco, evoluzione, regresso, animazione, psichedelia si rincorrono traccia dopo traccia, muovendosi tra il groove propulsivo del pop a conduzione acustica di What’s The Goodside?, tra i ritmi allucinatori narrativi di Eyes On Eyes, l’incantevole e desolata atmosfera di Nostalgia In Lemonade, la psichedelia di Remember Mayan (“una civiltà perduta che probabilmente abita in qualche parte del mio subconscio”), la malinconia lussureggiante di Saturday (Again) (“ho aggiunto al titolo il ‘di nuovo’ perché il mondo è pieno di pezzi sul sabato; della sola ‘Saturday Night’ dei Bay City Rollers ne esistono dodici versioni diverse”).

Spesso la stranezza di Tare è stata criticata per essere artefatta e volutamente sfuggente dalle comfort zone musicali, ma è pur vero che questa stessa scivolosità nella comprensione rappresenta uno dei suoi punti di forza. Avey Tare avrà anche utilizzato un Tascam 48 come successe per “Sung Tongs” degli Animal Collective nel 2004, ma il risultato è irripetibile, incantevole e brillante.

(2019, Domino)

01 What’s The Goodside?
02 Eyes On Eyes
03 Nostalgia In Lemonade
04 Saturdays (Again)
05 Chilly Blue
06 K.C. Yours
07 Our Little Chapter
08 Taken Boy
09 Remember Mayan
10 HORS_

IN BREVE: 3,5/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.

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