[adinserter block="3"]
Home RECENSIONI bdrmm – I Don’t Know

bdrmm – I Don’t Know

Non dev’essere facile attirare l’attenzione di gente come i Mogwai, musicisti che hanno fatto di tutto, che hanno sperimentato in ogni direzione e che − non siamo certo noi a scoprirlo − hanno segnato in modo indelebile il modo di intendere il “rock” del nuovo millennio, in tutte le sue possibili declinazioni. Eppure gli inglesi bdrmm ci sono riusciti, visto che Stuart Braithwaite e soci li hanno voluti dapprima come spalla del loro tour (li avevamo visti all’opera qui in Italia a Maggio dello scorso anno) e, subito dopo, anche nel roster della Rock Action, l’etichetta di casa Mogwai. Ed è sotto l’egida della label scozzese che i bdrmm pubblicano adesso questo I Don’t Know, il loro secondo lavoro sulla lunga distanza.

Incasellati in quel marasma shoegaze/dream pop che ormai è diventato un modo come un altro per definire qualsiasi band che giochi con progressioni chitarristiche e atmosfere rarefatte, i bdrmm di “Bedroom” (2020) erano una formazione ben più intellegibile di quella odierna passata dalla cura Mogwai. Nell’esordio il quartetto inglese svolgeva − a dirla tutta molto bene − un compitino fatto di insegnamenti chiari, le chitarre che vibravano, spruzzate di feedback e consistenti derive post rock, che erano state l’elemento che li aveva un po’ distinti da tantissime altre esperienze a loro accomunabili. Complice probabilmente la lunga vicinanza di maestri come i Mogwai, i bdrmm di “I Don’t Know” ampliano in maniera sensibile lo spettro delle proprie influenze, toccando territori (per loro) nuovi ma incastrandoli alla perfezione l’uno all’altro.

Fatta eccezione per un brano come Pulling Stitches, che è un piccolo bignami di classico shoegaze, il resto del disco intravede da lontano quei Ride e quegli Swervedriver che erano stati i più consistenti punti di riferimento dei bdrmm al debutto, per accasarsi su ascolti più complessi, puntando dritto ai/al migliori/re di tutti nel loro/suo campo: Radiohead e Thom Yorke. It’s Just A Bit Of Blood non mente, il cantato flebile di Ryan Smith, le elucubrazione sintetiche e il mood subacqueo del pezzo sono una vera e propria dichiarazione d’intenti, tanto che a tratti pare di sentire qualche eco dei The Smile, la più recente creatura donataci da Yorke. Così come la strumentale Advertisement One getta invece un occhio alla produzione solista del frontman dei Radiohead.

La via moderna di intendere lo shoegaze messa in mostra in “I Don’t Know”, e cioè infarcendola di rimandi post, alt-rock, space e persino trip hop, non è certo un qualcosa di estremamente innovativo, ma la differenza la fa il modo in cui i bdrmm riescono a mettere insieme il tutto, non nascondendo mai da dove viene l’ispirazione (ad esempio i Boards Of Canada sia nell’opener Alps che negli otto minuti di A Final Movement, che chiude meravigliosamente il disco) ma mettendola piuttosto al servizio del risultato finale. Che è senza dubbio un gran bel risultato.

2023 | Rock Action

IN BREVE: 3,5/5

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Exit mobile version