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Bon Iver – Blood Bank

A parere praticamente unanime, “For Emma, Forever Ago” è stato battezzato come uno degli album più affascinanti dell’intero 2008. Sentito, sofferto ed evocativo, l’esordio sulla lunga distanza di Justin Vernon aka Bon Iver ha lasciato più di una cicatrice nel cuore di chiunque abbia avuto modo di prestarvi attenzione. E ripetersi, si sa, è più difficile che partire col piede giusto. Non ci troviamo ancora di fronte ad una nuova creatura per il folk-singer del Wisconsin, ma questo ep di quattro tracce che risponde al nome Blood Bank, appare più di un semplice apripista per il prossimo lavoro di Vernon. Perché mostra in maniera inequivocabile il sentiero imboccato da Bon Iver, dritto alla meta senza guardarsi alle spalle. Il folk trasognato dell’album dello scorso anno rimane pur sempre il punto di partenza, anche se tuttavia le venature sperimentali già evidenziate pochi mesi fa, fanno qui più della parte di semplici comparse. Su tutte, l’uso degli inserti elettronici, appena accennati in “For Emma, Forever Ago” e ben più presenti in questo “Blood Bank”. E da questo punto di vista, l’ep subisce (probabilmente non a caso) un climax ascendente sul versante dell’elettronica. Si comincia con la title-track, brano semplicemente stupendo – consigliata a tutti indistintamente la lettura delle lyrics – che funge da trait d’union con l’esordio. Chitarra acustica a go-go, psichedelia vocale e sonora ed una dose massiccia di carica emozionale a condire un pezzo che non avrebbe sfigurato al cospetto di “Skinny Love” o “Lump Sum”, tanto per citare un paio di perle a firma Vernon divenute ormai quasi dei classici. A seguire, due tracce (Beach BabyBabys) che raccolgono solo in parte gli input passati, proiettandosi invece direttamente verso il pezzo posto in chiusura. Ovvero Woods, l’episodio che non t’aspetti, il culmine del climax sopraccitato, armonie spezzate e trastulli elettronici a iosa a segnare la logica e prevedibile evoluzione dell’opera musicale di Bon Iver. Rappresenta certamente qualcosa di diverso rispetto a quanto messo in mostra in “For Emma, Forever Ago”, ma non per questo meno meritevole sul piano qualitativo. Infatti, sarà anche per l’apporto di nuova linfa vitale (Vernon è stato coadiuvato per questi nuovi brani da una vera e propria band), ma questo ep risulta decisamente più complesso e strutturato proprio in quanto a ricercatezza del suono. E poi, fino a quando in ogni lavoro di Bon Iver vi sarà almeno un pezzo della levatura di “Blood Bank”, sarà difficilissimo opporgli una qualche eccezione.

(2009, Jagjaguwar)

01 Blood Bank
02 Beach Baby
03 Babys
04 Woods

A cura di Emanuele Brunetto

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