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Bugo – Cristian Bugatti

Nel 2016, anno di uscita di “Nessuna scala da salire”, proprio su queste pagine immaginavamo Bugo, in versione adulta, a una possibile rimpatriata di classe, posizionato  al centro della foto ricordo, mentre fa da paciere tra Franti e Garrone. Chi lo avrebbe detto, invece, che il cantautore piemontese sarebbe diventato, suo malgrado, protagonista di una pièce teatrale più vicina a “Compagni di scuola” di Carlo Verdone che al libro Cuore. Morgan e Bugo, nei panni di Lepore e Santolamazza, sono passati dal palco più prestigioso della musica italiana (sic!) alle ospitate all’interno dei peggiori salotti nazionali; per quanto grottesco, raccapricciante o in qualche modo prevedibile, ciò che è successo a partire dalla sera di venerdì 7 Febbraio, data di uscita di Cristian Bugatti, ha portato Bugo a una fama mediatica mai verificatosi in vent’anni di onorata carriera.

Il lato positivo di questa sovraesposizione televisiva, seguita – concedeteci il francesismo – a una gran figura di merda è che, un po’ come accade nella pellicola di Verdone, dietro il trash nostalgico si nasconde un disco ottimo, in cui Bugo dimostra, ancora una volta, di saper usare suoni e parole e incidere nero su bianco un pop adulto, gradevole e sensato. Pur allontanandosi notevolmente da quel rock scazzato e stropicciato, dato ormai per scontato come fosse un marchio di fabbrica, con “Cristian Bugatti” Bugo si cimenta nel compito non semplice di realizzare un disco accessibile a tutti, anche a un pubblico meno adulto, mantenendo comunque inalterata l’attenzione di chi invece lo ha visto e ascoltato nella sua versione meno sintetica e funkeggiante.

Dentro una tracklist che solo a leggerla è un climax circolare – pazzia, sincerità, sfrontatezza, alienazione – si nascondono riferimenti leopardiani misti a dichiarazioni d’amore non convenzionali (Quando impazzirò), disagio personale trasposto in chiave elettropop (Un alieno), potenziali singoli che ad ascoltarli in radio ci si penserebbe due volte a cambiare canale (Come mi pareChe ci vuole), suoni e sapori che riportano a Battisti in maniera onesta ed elegante (Stupido eh?). Anche Mi manca, in coppia con Ermal Meta, nonostante la penuria di mordente si rivela in ogni caso di un livello superiore rispetto alla maggior parte delle produzioni pop nostrane, compresa la stessa canzone vincitrice del Festival 2020.

Per Sincero occorre una valutazione a parte: è un dato di fatto che la prima strofa sia stata definitivamente sostituita dalla versione che ha causato la squalifica da Sanremo, senza che questo dipendesse da una libera scelta di Bugo. Lo strano scherzo che porta tutti ad aver memorizzato la versione “revisited” può dipendere dalla genialità di Castoldi, che inserendo le sue personali invettive ha mantenuto un perfetto meccanismo tra assonanza e struttura ritmica, o dall’impatto virale della piazzata o, infine, solo da un meccanismo random della capacità mnemonica incidentale che ha portato a imparare immediatamente gli smadonnoni di Morgan.

Ma, alla fine, che senso hanno ipotesi, valutazioni e polemiche quando si ascolta un album senza pigiare skip in otto pezzi su nove? Spoiler: nessuno. Bentornato Bugo. 

(2020, Mescal / Columbia)

01 Quando impazzirò
02 Sincero (feat. Morgan)
03 Come mi pare
04 Al paese
05 Che ci vuole
06 Fuori dal mondo
07 Mi manca (feat. Ermal Meta)
08 Un alieno
09 Stupido eh?

IN BREVE: 4/5

Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.

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