Sette pietre e il diavolo se ne torna buono per un po’. Le pietre che Cesare Basile, e tutti gli amici del nuovo Teatro Coppola, hanno montato sotto le assi per sollevare il palco, piantare chiodi nelle pareti e tenere duro. Perché la musica è un mostro strano: può farti sentire Re, darti soldi e fama, renderti capitano di ventura, battitore libero, dove c’è profumo di vino buono; può farti dimenticare alberi e aliti casalinghi, lasciati indietro per l’ennesimo tour, l’ennesima copertina, l’ennesimo bis. Ma poi stimola una vendetta. Cesare Basile s’è strappato di dosso la divisa ormai da qualche anno. L’ha presa e la messa ad ardere s’un falò. Basta. E’ arrivato il momento di impastare le mani di cemento e costruire qualcosa che rimanga davvero in piedi.
Il ritorno a Catania, L’Arsenale, il Coppola, l’arte come forma di artigianato nobile, sono passaggi che fanno di lui, oggi, un uomo rotondo che ha messo da parte i viaggi bohemien, le notti solitarie strette in giubbotti di pelle. E se in ”Sette pietre” aveva digrignato i denti per riacquistare il senso della propria esistenza, oggi nel suo disco Cesare Basile morde come lo fa un padre di famiglia alla difesa della propria casa. Una lista di brani puliti della polvere del cantiere. Ossimoro, mica tanto, di una battaglia vinta, quella della partecipazione collettiva, del risveglio di certe priorità civili. Nelle dieci storie di Cesare non stupisce l’uso quasi esclusivo del dialetto siciliano perché è da lì che è voluto partire, dalle storie localmente universali (altro ossimoro, anzichenò).
Storie di libertà private, storie mai arrese, una linea delle palme rincorsa, raggiunta e messa in discussione, un tintinnio di catene sbugiardato e detestato. Le canzoni di Basile hanno drammaticità poetica e lucidità critica senza essere il dettato di dogmi ideologici precotti e di bandiere da sventolare. “S/t” è un disco che scoraggerà, che rabbuierà qualche umore e che farà tornare alla mente un disagio solo assopito ma mai dimenticato. Un disco che, però, come mai nella carriera di Basile renderà più violento e bello essere siciliani. E tutti gli altri? Tutti gli altri, se lo vorranno, dovranno romperci la testa.
(2013, Urtovox)
01 Introduzione e sfida
02 Parangelia
03 Canzuni addinucchiata
04 Nunzio e la libertà
05 Marilitta carni
06 Minni spartuti
07 L’orvu
08 Caminanti
09 Lettera di Woody Guthrie al giudice Thayer
10 Sotto i colpi di mezzi favori