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Eminem – Music To Be Murdered By

“A un certo punto ce l’hai, poi lo perdi”, filosofeggiava Sick Boy in quel manifesto generazionale che fu “Trainspotting”, più o meno quando Marshall Mathers diventava Eminem per il suo esordio solista, “Infinite” (1996). Sembrerebbe evidente che quella teoria si possa applicare alla pop/rap star di Detroit, che cita Hitchcock e cerca lo shock dei tempi che furono con la sua ultima fatica, dove cita il tragico concerto di Ariana Grande del 2017 nel quale ventidue persone persero la vita (Unaccomodating), usandolo come battuta in mezzo a nuovi esercizi di stile, ricordi del passato, improperi contro il patrigno e il padre, storie di dipendenza, vanterie varie ed eventuali che spaziano dalle donne alla bravura nel rap.

Il problema è che mentre lo scandalo un tempo era accompagnato da musica e testi eccellenti che tenevano l’ascoltatore incollato alle cuffie, oggi si trattiene a fatica uno sbadiglio, anche mentre sputa 7.46 parole al secondo negli ultimi trenta secondi di Godzilla (superando l’abbastanza inutile record di “Rap God”). Si salva Darkness che usa Simon & Garfunkel per descrivere la strage di Las Vegas, nonostante ricicli l’idea di “Stan” per disegnare un parallelismo tra se stesso e l’attentatore (poi morto suicida) e far funzionare la tragedia per parlare del problema – serissimo – delle armi da fuoco negli Stati Uniti, senza tralasciare l’attenzione alle problematiche di disagio psicologico, depressione e in generale la salute mentale.

Il tema del titolo si perde un po’ per strada, cita i D-12 scomparsi insieme a lui da sotto la luce dei riflettori rimembrando serate a base di sesso, droga e Bizarre (Those Kinda Nights) con un pessimo ritornello di Ed Sheeran, e anche il pezzo dedicato a uno dei tanti patrigni (in altre occasioni accusato di abusi sessuali) sembra forzato, così come le tante ospitate che abbassano ulteriormente il livello di coerenza sonora dell’album. La migliore, quella di Anderson .Paak (Lock It Up), ricorda all’ascoltatore come il rapper di Detroit non sia riuscito a stare al passo delle nuove leve, sollevando per pochi brevi minuti la musica dalla banalità sonora nella quale fino a quel momento l’album stava naufragando.

Eminem potrà ancora una volta infuriarsi se Music To Be Murdered By riceverà critiche non particolarmente positive, ma finché dovrà usare tragedie per fare dimenticare rime imbarazzantemente brutte come “They call me Saddam Hussein, Ayatollah Khomeini / Where’s Osama been? I been laden lately”, avrà ben poco da recriminare. Meglio degli ultimi due, i tragici, imbarazzanti disastri dal nome di “Revival” (2017) e “Kamikaze” (2018), certo. Meglio anche del seguito del suo capolavoro del 2000, “The Marshall Mathers LP 2”, ma non è che ci volesse molto.

Per quel che vale, non sottoscriviamo la teoria del meraviglioso personaggio di Irvine Welsh: “…e se ne è andato per sempre, in ogni stadio della vita. Georgie Best, per esempio, ce l’aveva… e l’ha perso. O David Bowie, o Lou Reed”. Bowie è la prova che il platinato playboy ossessionato da James Bond e Sean Connery non aveva previsto una falla nella sua teoria: quella che, ad un certo punto, si possa crescere e accettare di non essere più le stesse persone di venti anni prima, fare pace con se stessi e creare arte che rifletta i propri sentimenti reali e non un’imitazione ridicola del se stessi che “ce l’aveva”.

(2020, Shady / Aftermath / Interscope)

01 Premonition (Intro)
02 Unaccommodating (feat. Young M.A)
03 You Gon’ Learn (feat. Royce da 5’9″ & White Gold)
04 Alfred (Interlude)
05 Those Kinda Nights (feat. Ed Sheeran)
06 In Too Deep
07 Godzilla (feat. Juice WRLD)
08 Darkness
09 Leaving Heaven (feat. Skylar Grey)
10 Yah Yah (feat. Royce da 5’9″, Black Thought, Q-Tip & Denaun)
11 Stepdad (Intro)
12 Stepdad
13 Marsh
14 Never Love Again
15 Little Engine
16 Lock It Up (feat. Anderson Paak)
17 Farewell
18 No Regrets (feat. Don Toliver)
19 I Will (feat. KXNG Crooked, Royce da 5’9″ & Joell Ortiz)
20 Alfred (Outro)

IN BREVE: 2/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.

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