Se l’album d’esordio si focalizzava soprattutto sull’artista losangelina, che aveva provveduto a realizzarlo interamente da sola, “Us” gioca invece inevitabilmente su un’apertura verso l’esterno. Il guscio che avvolgeva la Rodriguez si è schiuso, dandole la possibilità di interagire nella lavorazione con una serie di amici tra cui Devonté Hynes aka Blood Orange, Jerome Potter e Sam Griesemer aka DJDS e Miguel Barros aka Pional, che levigano una proposta già in principio molto interessante.
L’apertura, peraltro, non è relativa alla sola produzione del disco: se “Me” si fondava su di un synthpop umbratile, a tratti freddo e distaccato, in “Us” l’approccio è esattamente contrario. Just The Same e I Don’t Even Smoke Weed, ad esempio, giocano su ritmi sbarazzini e suggestioni balneari. Il sound dell’album è caldo, le pulsazioni di Everything To Me e I’ve Got Love sfociano in un sentimento che in “Me” c’era ma trattenuto, che qui trova nuova linfa nelle impronte del neo soul e del neo r’n’b che segnano Trust Me Baby e Timberlands.
Le sfuggenti vene dreamy di “Me” avevano un fascino coinvolto e coinvolgente che in “Us” è andato in parte perso, ma resta indubbio come Lorely Rodriguez sia un’artista da tenere assolutamente sott’occhio, perché ha gusto nella scelta delle soluzioni stilistiche e poca voglia di restare ferma in quella che sarebbe potuta essere la sua comfort zone.
(2018, Terrible)
01 Everything To Me
02 Just The Same
03 Trust Me Baby
04 Love For Me
05 I Don’t Even Smoke Weed
06 Timberlands
07 I’ve Got Love
08 All For Nothing
09 When I’m With Him
10 Again
IN BREVE: 3,5/5