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Father John Misty – God’s Favorite Customer

A volte bastano meno di dodici mesi per ridurre a brandelli una vita. Forse, questo è anche il tempo necessario per passare da ironico e brillante castigatore della morale made in U.S.A. a soggetto di un’introspezione profonda della propria vita vissuta all’interno di quel contesto corrotto contro cui ci si era scagliati.

La parabola appena descritta si addice perfettamente alla figura artistica di Joshua Tillman e al susseguirsi delle maschere che ha indossato durante la sua carriera: da batterista dei Fleet Foxes a Mr. Tillman, da Father John Misty a songwriter autobiografico malinconico e lacerato nel proprio animo. A distanza di un solo anno dal complesso e dantesco “Pure Comedy”, Father John Misty torna con il suo album più personale, God’s Favorite Customer. In questo disco FJM butta giù delle pagine importanti che vanno a comporre il suo diario e lo fa con uno stile intimo che vede come protagonista assoluta, concludendo un percorso avviato già nel precedente album, la tastiera del pianoforte a discapito delle sei corde.

La magnifica voce del cantante di Rockwell si lega agli armoniosi accordi del pianoforte e alla sezione ritmica di chiara matrice beatlesiana (ad esempio nella linea di basso di Hangout At The Gallows si sente molto l’influenza di Sir Paul così come nella batteria di Disappointing Diamonds Are The Rarest Of Them All si sente tanto Ringo). L’atmosfera del disco si distanzia dal classico tono ironico che avevamo spesso sentito nelle opere di FJM, seppure la combinazione di religione e mercato, offerta dal titolo, resti rilevante. Il tema dell’album è il malessere nei confronti del mondo, delle esperienze negative della vita che ci portano a soffrire e a perdere l’orientamento; nel caso specifico, FJM fa riferimento alle sue difficoltà nella relazione con sua moglie Emma.

L’artwork della copertina ci fa comprendere come Joshua stavolta voglia metterci la faccia: nella foto, come un novello Chataubriand, fa risaltare il suo viso addolorato, appoggiato, magari, al bancone della reception dell’hotel in cui si è rifugiato per settimane per cercare di scappare dai suoi problemi e per negare quel mondo così doloroso grazie all’alcool, come racconta in Mr. Tillman, traccia manifesto dell’album assieme a quelle dedicate a sua moglie.

Nel trittico dedicato a Emma, Just Dumb Enough To Try merita un posto rilevante in quanto vede emergere l’ammissione della nostra totale umanità, del non essere vittime di nessun Dio o di nessun fato ma semplicemente umani. Questo è qualcosa che dobbiamo comprendere ed è un’accettazione che arriva alla fine del disco con We’re Only People (And There’s No Much Anyone Can Do About It).

Il nuovo album di Father John Misty trae la sua forza dall’esser scritto di getto, con il cuore caldo per i sentimenti contrastanti che l’artista stava provando in quel momento. Il risultato è un lavoro intenso e personale ma, allo stesso tempo, facilmente ascoltabile e in alcuni punti persino canticchiabile

(2018, Sub Pop / Bella Union)

01 Hangout At The Gallows
02 Mr. Tillman
03 Just Dumb Enough To Try
04 Date Night
05 Please Don’t Die
06 The Palace
07 Disappointing Diamonds Are The Rarest Of Them All
08 God’s Favorite Customer
09 The Songwriter
10 We’re Only People (And There’s Not Much Anyone Can Do About That)

IN BREVE: 4/5

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