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H.C.-B. – Soundcheck For A Missing Movie

Sarebbe dispendiosa e fiaccante una disamina su come certa musica in Italia non riesca a ritagliarsi il meritato spazio. Cadremmo, probabilmente, nell’ovvio parlando di “poco gusto”, “poco coraggio”, forse anche “poca lungimiranza” da parte di etichette grandi e piccole. E’ scontato anche prendere in considerazione la voce “pochi soldi” in un mercato discografico ormai imploso da qualche anno. Nonostante tutto, scrivendo degli H.C.-B., non riusciamo proprio a stare fermi, battendo irrequieti i tasti sulla tastiera nella smania che ha chi si sforza di capire. Capire com’è possibile che un prodotto musicale di così alta qualità, come il loro, non abbia trovato qualcuno nel nostro paese pronto ad assecondarlo. Forse l’ondata digitale, definitivamente tra un decennio, finirà per spazzare via l’intera industria del disco riazzerando tutto. Forse no. Certo è che la band catanese, ispirata all’arte fotografica di Henri Cartier-Bresson, nel frattempo è dovuta “volare” in Australia per chiudere un contratto. E’ infatti con l’ambiziosa Hidden Shoal Recordings che giunge, in questo marzo 2009, il loro nuovo full length dal titolo Soundcheck For A Missing Movie. La precedente scia tracciata degli H.C.-B. era quella del vascello che solcava il mare di Barents (“Sliding On Barents Sea”, 2003). Da quel viaggio immaginario tra richiami di sirene, avventure progressive, spiagge oniriche e cuscini neri, molto è cambiato nel combo catanese. Fuori i sintetizzatori di Gianpaolo Sofia, la band ha aperto le porte a fiati, archi e ad un approccio, dunque, che al “post” (rock) affranca il “free” (jazz). Dunque suite che all’elettricità vaporosa, mescolano il colore eterno degli strumenti a fiato. Alla velocità, lo struggente lamento di viola e violino. E poi, certo, c’è ancora una volta la voglia di musicare per immagini. Voglia che è una sorta di marchio H.C.-B. dagli esordi. Le loro sono, infatti, soundtrack dall’infinito. Fotogrammi di vita spezzettati e poi rimessi assieme in un’appassionante lavoro di taglia-e-cuci. Un proiettore ammaccato che, d’un tratto, in una soffitta abbandonata, ricomincia ad illuminare le pareti con frammenti di esistenza vissuta e filmata. Sono questi gli H.C.-B. di questo superbo “Soundcheck For A Missing Movie”. “Snapshot” che prendono vita, diapositive che trovano colore: il calpestare selvaggio di una mandria di tori verso un’arena bollente (Hot Afternoom In The Bulls’ Square), il profilo di un libro ricoperto di polvere, ma illuminato dall’insistente intermittenza delle luci della città (A Dusty Book, A City Of Light), l’ombra su un muro di un bimbo mentre gioca col suo aeroplanino di plastica (Playing With Planes) e infine, la pellicola di un film scomparso chissà dove (Missing Movie). Il proiettore ritorna a balbettare, si spegne, il disco è finito. Il film pure. Ma è mai esistito?

Nota: Registrato e mixato da Sacha Tilotta ed Alfredo Musumeci al Dream Factory Analog Studio di Catania (Giugno 2007); masterizzato da Bob Weston al Chicago Mastering Service (Aprile 2008).

(2009, Hidden Shoal Recordings)

01 A Dusty Book, A City Of Lights
02 Dead Horse Walking
03 Black
04 Hot Afternoon In The Bulls’ Square
05 Playing With Planes
06 Crystal Lane
07 Slow Compensation
08 Missing Movie

A cura di Riccardo Marra

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