Bisogna ammetterlo, è impegnativo. Forse anche un po’ presuntuoso, per una band esordiente, cominciare la propria avventura discografica con una trilogia concettuale. Gli emiliani Les Fauves se ne sono sbattuti di apparire pretenziosi, e nel 2007 hanno pubblicato “N.A.L.T. 1 – A Fast Introduction”, primo capitolo della suddetta trilogia, incentrata niente poco di meno che sul comportamento alieno. Insomma, anche l’argomento scelto non è di quelli tanto lineari. E così dopo una veloce introduzione, tocca oggi a N.A.L.T. 2 – Liquid Modernity, prosecuzione del discorso lasciato in sospeso. Da un punto di vista tematico il filo conduttore di questo nuovo lavoro resta identico, i testi parlano sempre di “ideali corrotti”, di “vita moderna”, di “vita post-moderna”, di “condizione globale” e di tutto quel campionario di spunti estrapolati dalle opere del sociologo polacco Zygmunt Bauman, vero e proprio guru per i Les Fauves. Tutto ciò a fare il paio con l’lp d’esordio (e non potrebbe essere altrimenti trattandosi di una trilogia), ma è stavolta l’interpretazione a virare decisamente verso territori diversi. Se, infatti, nel primo volume le sperimentazioni fungevano da mero contorno ad un’indole indie-rock parecchio evidente, in “Liquid Modernity” il fervido rock degli esordi della band (ovvero anche dell’ep “Our Dildo Can Change Your Life”, apripista per “A Fast Introduction”) lascia spazio a divagazioni sonore a dir poco eclettiche. C’è certa psichedelia barrettiana in brani come Drops Drops Drops o la conclusiva Cold Shower Tide, elettronica lisergica e martellante in Everlasting Soup, Lagos e Back To The Anal Phase, propensioni prog-pop in un piccolo gioiello come Pitslicker così come sparse un po’ in tutto l’album. Un prog, questo, non proprio vicino a quello di Frank Zappa (come invece suggerito dagli stessi Les Fauves) ma sicuramente emblematico del modo stesso di concepire lo strumento musica, visto come “apertura totale” dalla band di Sassuolo. Il gancio col recente passato dei Les Fauves, invece, è rappresentato da Berolina Party Suite, Funeral Party e, soprattutto, Death Of The Pollo, traccia fra le più orecchiabili dell’intero lavoro, fornita di un titolo assolutamente stupendo in linea con l’amara ironia che fa da substrato all’intero album. Per tutto ciò i Les Fauves si confermano fra le migliori realtà alternative del nostro paese, giustificando ampiamente la propria presenza in manifestazioni al di fuori dei nostri confini. E non è mica un caso.
(2009, Urtovox)
01 Everlasting Soup
02 Berolina Party Suite
03 Drops Drops Drops
04 Funeral Party
05 Snow In Trinidad And Tobago
06 Death Of The Pollo
07 Keep Living In A Subway
08 Lagos
09 Pitslicker
10 Back To The Anal Phase
11 Cold Shower Tide
A cura di Emanuele Brunetto