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Liam Gallagher & John Squire – S/T

Una super band, o un side project delle rispettive carriere soliste? Una più che lieta novità, o un’occasione (quantomeno parzialmente) sprecata? Un eventuale futuro di questa collaborazione ci darà la risposta definitiva, dato che allo stato attuale l’accoppiata Liam Gallagher/John Squire, in questo loro primo, omonimo album, è tutto e nulla. Fermo da tempo in quanto ad attività musicale, Squire (unico songwriter dell’album), aveva queste canzoni chiuse nel cassetto da parecchi anni, aspettando il giusto interprete: chi meglio del più giovane dei fratelli Gallagher? I due sono amici da tempo, il gioco è fatto. Tutto bene? Come già fatto capire nella nostra introduzione, non del tutto.

Partiamo però dai lati inconfutabilmente positivi: l’affiatamento tra i due è innegabile, la produzione dell’album è sublime (lo stile chitarristico di Squire è qualcosa che prima o poi aveva da unirsi alla voce di Gallagher), alcuni pezzi funzionano benone e anche l’artwork (opera di Squire) merita una menzione positiva. Dicevamo prima di alcune canzoni indubbiamente degne di nota: su tutte, l’ottima (non a caso singolo d’apertura) Just Another Rainbow, magari non un capolavoro in quanto a originalità, ma sicuramente un pezzo che funziona dannatamente bene (con un riff iniziale che ricorda lievemente “Waterfall”, capolavoro degli Stone Roses), e che cresce ascolto dopo ascolto.

Il secondo estratto prima della release completa del disco, Mars To Liverpool, già scendeva di qualità nel songwriting, ma di sicuro non nel tocco magico di Squire, purtroppo solo accennato nel finale. E il resto dell’album? Trattasi di altri brani che mostrano, a parte qualche pregevole eccezione (la super Beatlesiana Mother Nature’s Song, il tutto sommato divertente omaggio ad Hendrix di Love You Forever) un fiato preoccupantemente corto: l’iniziale Raise Your Hands non dice nulla di che, per non parlare degli altri episodi, tra cui ricordiamo il simil blues di You Are Not The Only One, e I’m So Bored, un pezzo confusionario che sembra essere un puro esercizio di stile.

L’impressione è dunque che questo album sarebbe potuto essere ben altra cosa con il supporto del “Team Liam” per quanto riguarda il songwriting, e vogliamo essere ottimisti per il futuro: lo stile e il carisma di Squire potrebbero rappresentare un plus decisivo per la carriera post Oasis di Liam, ma questa accoppiata è attualmente una bellissima scatola semivuota. Tocca riempirla meglio, ma l’idea sembra vincente.

2024 | Warner

IN BREVE: 2,5/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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