[adinserter block="3"]
Home RECENSIONI Lingua Ignota – Caligula

Lingua Ignota – Caligula

“Life is cruel / and time heals nothing”, grida Kristin Hayter in If The Poison Won’t Take You My Dogs Will, rendendo chiaro all’ascoltatore che ancora una volta il progetto della polistrumentista di Rhode Island non fa concessioni alla luce, ma continua nella sua disperata opera di catarsi; buia, cupa, dolorosa, che mette a disagio, che squieta e che spaventa.

Kristin aveva esordito due anni fa con “Let The Evil Of His Own Lips Cover Him” (2017), seguito poi da quel “All Bitches Die” (2018) che ha fatto un gran botto nel mondo della musica cosiddetta “estrema”, e con buona ragione. Kristin è stata, nella sua vita, vittima di abusi domestici da parte del compagno (“un potente musicista della scena estrema di Providence”) e l’abuso, il trauma, la violenza e il dolore continuano a essere i temi predominanti della sua musica. Ma, nonostante il tema sia assolutamente degno della massima considerazione, è anche il modo nel quale il messaggio è musicalmente veicolato ad essere totalmente radicale, potente, degno di considerazione. Un messaggio che è stato banalizzato dai media, tanto da far pensare “oddio, che palle, un’altra femminista che ce l’ha con tutti i maschi del mondo”, che è quello che, superficialmente, si potrebbe pensare leggendo i testi di Caligula.

Ma l’abuso, lo stress post-traumatico che viene rappresentato dalla Hayter in forma melodrammatica, non è una banalità e non è neanche una palla. L’idea è quella di usare l’ormai obsoleto, noioso immaginario estremo (spesso fortemente misogino) e rivoltarlo – dare voce alla vittima, ma non in quanto vittima bensì in quanto persona che per sempre dovrà portare quelle cicatrici. E in questo senso si inseriscono i riferimenti ad Aileen Wuornos, serial killer che ispirò il film “Monster”, come una sorta di contro-riferimento alle figure maschili citate spesso dalla scena estrema (serial killer come Gacy o Ted Bundy o criminali come Manson). Caligola, inoltre, che dà il titolo all’album, è il terzo imperatore romano, noto per la sua follia, violenza e depravazione, metafora di una società depravata, violenta e folle.

Ma, dicevamo, seppur il messaggio sia forte, importante, totalmente attuale ed esposto in maniera estremamente complessa, è la parte musicale a rendere “Caligula” un disco eccellente. La versatilissima voce della Hayter gioca con le emozioni: grida in maniera furiosa, strepita e poi rientra in un registro nobile, quasi lirico. Sfugge alle definizioni, difatti non è un caso se, leggendo parlare di “Caligula” sentirete parlare di tutto e il contrario di tutto: doom metal, musica neoclassica, darkwave, industrial doom… tutto vero.

Ma tutto inadeguato a descrivere un album che, con piano, voce, percussioni e qualche arco, ridisegna la musica estrema. Qua e là qualche campionamento arricchisce il tutto: maestoso in Butcher Of The World quello tratto dalla “Marcia Funeraria per la Regina di Scozia” di Henry Purcell, nella versione di Wendy (a quei tempi Walter) Carlos, che molti ricorderanno come colonna sonora di Arancia Meccanica – non un collegamento casuale, quello dell’ultraviolenza insensata e sadica di Alex e i suoi drughi.

Con più aperture melodiche del precedente “All Bitches Die”, “Caligula” rimane comunque un ascolto difficile, ma estremamente gratificante; non è un disco per tutti, né è un disco per tutti i giorni, ma è un piccolo capolavoro di musica estrema che ridona a quest’ultima una dignità a tratti persa in questi anni nei quali si è spesso ridotta a una noiosa e rumorosa parodia di sé stessa.

(2019, Profound Lore)

01 Faithful Servant Friend Of Christ
02 Do You Doubt Me Traitor
03 Butcher Of The World
04 May Failure Be Your Noose
05 Fragrant Is My Many Flower’d Crown
06 If The Poison Won’t Take You My Dogs Will
07 Day Of Tears And Mourning
08 Sorrow! Sorrow! Sorrow!
09 Spite Alone Holds Me Aloft
10 Fucking Deathdealer
11 I Am The Beast

IN BREVE: 4,5/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Exit mobile version