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Los Bitchos – Let The Festivities Begin!

Che Londra sia uno dei più clamorosi melting pot culturali d’Europa (anzi, del mondo) è un po’ il segreto di Pulcinella. Gente da ogni parte del mondo che cerca fortuna, lavoro, arte, musica, pioggia. E così dovrà pur essere accaduto per questo quintetto di incredibile stravaganza, dal nome strepitoso (“Los Bitchos”, cazzo dev’essere il miglior nome mai partorito per una band femminile nella storia del rock, pop, canti gregoriani) e dal suono totalmente inedito; Australia dell’Ovest (Serra Petale, chitarra e autrice della gran parte dei pezzi), Svezia (Josefine Jonsson, basso), Inghilterra (Nic Crawshaw, batteria), Uruguay (Agustina Ruiz, keytar) e fanno un misto totalmente strumentale di cumbia, rock psichedelico turco (avete presente gli Altin Gün?), synth pop e Dick Dale And His Del Tones.

Prodotto da Alex Kapranos dei Franz Ferdinand, Let The Festivities Begin! è certamente un’esperienza peculiare: la leggendaria, rinfrescante cafonaggine della cumbia generalmente va presa a piccole dosi o nel contesto giusto (e.g.: una telenovela colombiana, un festino sulla spiaggia a base di mezcal) ma qui la band, per così dire, londinese ammorbidisce attraverso la psichedelia l’effetto caciarone, a volte (Try The Circle!) circoscrivendolo all’impianto percussivo, che, unito all’ottimo basso della Jonsson innalza il pezzo ad una sorta di ipnotico mantra psichedelico.

E se la composizione dei pezzi risulta sufficientemente valida, producendo talvolta veri gioiellini come Las Panteras – primo singolo, di quattro, estratto dall’album – è curiosamente il più esperiente dei collaboratori a venir meno alla sua reputazione: la produzione di Kapranos, infatti, per quanto corretta, ben ordinata e rispettosa dei suoni della band, non sembra essere riuscita a catturare quel je ne sais quoi e quell’ampiezza di suoni che appaiono invece evidenti nel live semi virale alla KEXP (un milione di view oggigiorno non saranno qualcosa di clamoroso, ma sempre di numeri rispettabili parliamo) con il quale hanno conquistato una fetta di pubblico all’epoca da pochissimo chiuso in casa a causa della pandemia.

E soprattutto, non riesce a dare un qualche spigolo tagliente a quella che potremmo chiamare (chissà se con l’approvazione delle Bitchos tutte) la leader, spesso giustamente morbida nei suoni ma che talvolta avrebbe bisogno di una produzione che evidenziasse il dichiarato amore per Eddie Van Halen. Esordio promettente per uno degli ensemble più musicalmente stravaganti degli anni recenti, segnati più dall’omologazione che dall’originalità, senza che per questa stravaganza, come accade di consueto, si cada mai nella parodia.

(2022, City Slang)

01 The Link Is About To Die
02 I Enjoy It
03 Pista (Fresh Start)
04 FFS
05 Tropico
06 Las Panteras
07 Good To Go!
08 Change Of Heart
09 Tripping At A Party
10 Try The Circle!
11 Lindsay Goes To Mykonos

IN BREVE: 3,5/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.

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