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Mamiffer – Hirror Enniffer

Intriso di fascinazioni neo-classiche e di gracili visioni autunnali, l’esordio di Mamiffer volteggia come una foglia sospinta da un freddo vento per aria. Sta sospesa e disegna circonvoluzioni eleganti Faith Coloccia, unica intestataria del progetto (nonostante si avvalga di collaborazioni di lusso, tra cui Aaron Turner degli Isis), vaga nella solitudine più pura, sprofonda negli abissi d’un buio pesto per poi riemergere con candore estremo e dissolversi molecola dopo molecola. Il pianoforte è la materia prima con la quale ogni singola istantanea di Hirror Enniffer viene intessuta, escludendo i bucolici intarsi di chitarra acustica di Cyhraeth, rimembrando qui qualcosa della recente Rose Kemp. A generare il tutto è quel vastissimo emisfero che sta assumendo tratti morfologici inattesi ed autonomi che ha avuto come etimo il post-metal. Di distorsioni possenti, voci rielaborate dallo screaming hardcore e quant’altro da queste parti non ne rintraccerete nemmeno una misera eco, ma è invero innegabile che le parentele, seppur lontane, non possano non essere chiamate in causa. Non è un caso, tra l’altro, se questo debut esce per Hydra Head, una delle label del giro “post” (e di cui ne è proprietario il sopra menzionato Turner). Caduche melodie sorrette da marce funeree (This Land scava fin dentro il midollo), lunghi bordoni di drones che stridono e fungono da assi nei quali si avviluppano modulazioni d’organo (Death Shawl), ammiccamenti debussiani che danno vita ad un autentico capolavoro come Annwn, in cui i cambi di passo spingono con forza la melodia in alto. Black Running Water fa da colonna sonora ad uno strano sogno dove attimi di pericolo incombente anticipano quieti luoghi di salvezza, dove le fughe non sono mai fisiche ma puramente mentali, come del resto evidenzia Suckling A Dead Letter, in cui la stabilità dell’anima è in bilico tra la caduta libera nel rogo della disperazione e l’espressione della più abbacinante delle luminescenze. Pare di fissare lo sguardo su una lettera rinsecchita da un tempo che ne ha anche usurato i bordi ed ingiallito gli spazi vuoti tra le righe. Macchie d’inchiostro qua e la, sembrano lacrime nere cadute da chissà dove. L’anima liquefa l’iride che gocciola lentamente. Mamiffer ne descrive l’inesorabile pianto.

(2008, Hydra Head)

01 This Land
02 Death Shawl
03 Annwn
04 Black Running Water
05 Suckling A Dead Bitter
06 Cyhreath

A cura di Marco Giarratana

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