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Manic Street Preachers – Resistance Is Futile

Iconici, rispettati dalla critica e con una fanbase di tutto rispetto, i Manic Street Preachers nell’ultimo decennio avevano perso parecchio smalto, sinceramente troppo. Lo diciamo usando come metro di paragone non i gloriosi anni ‘90, ma il decennio successivo, dove il trio gallese aveva sfornato tre ottimi album (“Know Your Ememy”, “Send Away The Tigers”, “Journal For Plague Lovers”).

In questi anni ’10 finora avari di soddisfazioni per i fan dei Manics è dunque da accogliere come una manna dal cielo un album ben riuscito come questo Resistance Is Futile. Sia ben chiaro, non siamo di fronte a un vero e proprio capolavoro, ma il disco – estremamente radiofonico – nella sua compattezza pop rock con sfumature glitterate non presenta alcun passo falso, e va già bene così. Un album che si fa sentire e si fa piacere, crescendo inesorabilmente ascolto dopo ascolto.

Un album che inizia bene, con un tris di singoloni in puro stile arena rock (People Give In, International Blue, Distant Colours) che fanno interrogare sul perché i Manics non abbiano mai sfondato sul mercato statunitense. La quarta traccia (l’ottima Vivian, della quale rimane in mente lo splendido riff) riconduce a terreni più brit, comunque consoni alla gloriosa discografia della band gallese.

Il brano più significativo è sicuramente Liverpool Rivisited, speed ballad dove i Manics diciotto anni dopo “SYMM” (acronimo per South Yorkshire Mass Murderer), canzone presente nel celebre “This Is My Truth Tell Me Yours”, riprendono un argomento spinoso come la strage di Hillsborough, in cui trovarono la morte 96 tifosi del Liverpool. All’epoca vennero attaccati dalla polizia locale per un testo giudicato offensivo, stavolta Bradfield e soci si prendono una clamorosa rivincita visto che a distanza di anni le responsabilità delle forze dell’ordine in quella mattanza calcistica sono emerse con prepotenza.

L’album (contraddistinto, tra le altre cose, da un meraviglioso artwork) prosegue brillantemente fino alla fine oscillando tra convincenti episodi commerciali (Hold Me Like A Heaven) e altri dove riemerge la meravigliosa oscurità degli esordi (In Eternity, Broken Algorithms, la straordinaria A Song For The Sadness, The Left Behind). Schizofrenia stilistica per qualsiasi altra band, coerenza per i Manic Street Preachers. Bentornati.

(2018, Columbia)

01 People Give In
02 International Blue
03 Distant Colours
04 Vivian
05 Dylan & Caitlin
06 Liverpool Revisited
07 Sequels Of Forgotten Wars
08 Hold Me Like A Heaven
09 In Eternity
10 Broken Algorithms
11 A Song For The Sadness
12 The Left Behind

IN BREVE: 4/5

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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