Aspettando i Barbari, così, celebra la seconda (vera) vita dei Massimo Volume, perché è un disco differente, audace, meno anatemico e lirico, più letterario e politico. Un disco in cui Mimì rifugge nel cantuccio dell’arte, del ragionamento, bunker buono contro l’imbarbarimento. E allora immaginate questo album come un’auto che sfreccia nella notte, tintinnante di finestrini pieni di pioggia.
Alla guida c’è Mimì, nel posto a fianco Vittoria, Egle e Stefano. Dietro è affollato. C’è Danilo Dolci che “presta” le sue parole per Dio delle zecche, ci sono Vic Chesnutt (a cui è dedicato il brano omonimo) e John Cage (citato in Dymaxion Song) e poi l’architetto americano Buckminster Fuller e ancora Mao Tse Tung, le cui parole sono scelte da Clementi a corredo de Il nemico avanza. Un’automobile che buca il buio. E l’andamento musicale è sorprendente. Ci sono degli squarci dark, ci sono i syinth di Marco Caldera (anche producer dell’album) e ci sono tinte fosche, affumicate, pennellate manesche come quelle di Ryan Mendoza che ritrae due sorelle nell’abbraccio più febbrile.
Anche il cantato di Mimì profuma di notte e oscurità spalmandosi sui pezzi con grande abilità camaleontica: le urla in “Dio delle zecche”, il sincopato di “Vic Chesnutt”, il cantato hardcore di “Dymaxion Song”. E ogni sosta è un romanzo, ogni tappa è uno squarcio d’inchiostro vivo. Una macchia indelebile della notte che confonde le tracce, che nasconde i rifiuti, che ritorna costante.
(2013, La Tempesta)
01 Dio delle zecche
02 La cena
03 Aspettando i Barbari
04 Vic Chesnutt
05 Dymaxion Song
06 La notte
07 Compound
08 Silvia Camagni
09 Il nemico avanza
10 Da dove sono stato