Potrebbero replicare, i più cattivi, che sarebbe bastato un album semplicemente noioso. Ma basta forse la meravigliosa definizione donata dallo stesso artista britannico per aver chiaro l’intento, assai nobile e indubbiamente affascinante, del suo nuovo lavoro: «It’s my personal lullaby for a frenetic world. A manifesto for a slower pace of existence». Un’operazione, come sottolinea lo stesso Richter, che trova nobili precedenti in John Cage, Terry Riley e LaMonte Young, e che è stata splendidamente orchestrata per essere fruita, dal vivo, nel modo per definizione cucitole addosso. «Un concerto che comincerà a mezzanotte e terminerà alle ore 8:00 del mattino; agli spettatori saranno offerti letti al posto delle poltrone».
Probabilmente vi starete domandando: ma chi scrive avrà stoicamente resistito alla tentazione di Morfeo per restituire un mero giudizio tecnico? Naturalmente no: chi scrive s’è lasciato cullare, come da intenti, da natura, da senso medesimo dell’opera; e raccomanda l’esperienza a chiunque. Di contro, allo stesso tempo, ha raccolto la radio edit (si fa per scherzare) di “Sleep”, From Sleep, della più accessibile e differente struttura di un’ora appena. E raccomanda, se non altro agli scettici e ai nichilisti da social network, anche quello. Date un ascolto a Dream 8 (late and soon); non negatevi almeno questa gioia.
«La musica» – diceva Daniel Auteuil in quel capolavoro assoluto che è “Un cœur en hiver” – «è il sogno». Quale migliore occasione di provare ch’è vero?
(2015, Deutsche Grammophon)
IN BREVE: 4/5