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Midlake – For The Sake Of Bethel Woods

A volte, si sa, non basta voler fare qualcosa per riuscire concretamente a farla. Per una band, ad esempio, non è sufficiente avere la voglia di fare nuova musica se poi manca la scintilla, quel quid che riesce a far mettere insieme i pezzi e realizzare un brano, un album, quel che è. Ai texani Midlake non è andata troppo bene nel corso della loro storia, vuoi per l’abbandono del frontman Tim Smith, vuoi perché dopo l’uscita di “Antiphon” (2013) s’era capito che Eric Pulido (che nel frattempo s’era messo alla voce della band) e soci non avrebbero forse più trovato gli spunti giusti per andare ancora avanti.

Come si diceva, però, a volte basta la scintilla giusta per rimettere tutto in movimento e riprendere le fila di discorsi interrotti. E così dopo la bellezza di nove anni riecco qui i Midlake con un nuovo lavoro, For The Sake Of Bethel Woods, nato da una illuminazione/ispirazione del tastierista Jesse Chandler, il cui padre (che compare stilizzato sulla copertina dell’album) era stato da adolescente fra i cinquecentomila presenti a Woodstock, un evento dalla portata sociale (più che musicale) così massiccia da ispirare per decenni e ancora oggi una miriade di band/artisti. Tra cui gli stessi Midlake, che su certe sonorità folk e psichedeliche avevano fondato i loro promettenti esordi (soprattutto il fortunato “The Trials Of Van Occupanther” del 2006).

Il lavoro svolto dai Midlake su questo disco non fa gridare al miracolo, manca l’esplosività di certe loro passate visioni, ma passaggi come Gone con la sua coda prog, Exile con la sua psichedelia cosmica e Meanwhile… con quella flebile in quota Tame Impala, evidenziano come dalle parti di Denton ci sia una band che sappia ancora tessere atmosfere di un certo tipo. Anche nel precedente “Antiphon” i Midlake non avevano mica dimenticato da dove venivano, reminiscenze che tornano anche qui in episodi più classici come Feast Of Carrion e The End, mentre qualche synth piazzato qua e là (vedi la splendida Dawning) dà una rinfrescata a un sound che rischia sempre di risultare un po’ stantio.

Il sogno hippie tratteggiato da questi Midlake (l’incipit affidato a due titoli come Commune e Bethel Woods appare in questo senso piuttosto programmatico) non è certamente una novità, né per concetto né per realizzazione, ma si fa apprezzare il modo elegante (certo flirtare col jazz si nota eccome), caldo e coinvolgente con cui la band di Pulido lo traspone per farcelo arrivare. E “For The Sake Of Bethel Woods” riattiva così dopo un’infinità di anni una discografia che, forse, ha ancora qualche freccia al proprio arco.

(2022, Bella Union)

01 Commune
02 Bethel Woods
03 Glistening
04 Exile
05 Feast Of Carrion
06 Noble
07 Gone
08 Meanwhile…
09 Dawning
10 The End
11 Of Desire

IN BREVE: 3/5

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