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Rammstein – Liebe Ist Fur Alle Da

Certo, l’ispirazione non è più quella di una volta. Prima i Rammstein ci facevano davvero tremare le chiappe con le loro bordate soniche marziali, congiunte allo spigoloso tedesco pronunciato con morbosa autorità da Till Lindemann, carismatico fuhrer dell’armata berlinese che, anche se pronunciasse i versi di una filastrocca per i bimbi dell’asilo darebbe l’impressione di esigere la distruzione di massa dell’intera umanità. L’ispirazione non è più quella di una volta e quindi, prendere o lasciare, i Rammstein del 2009 vanno presi per quelli che sono. Una band dal successo di dimensioni planetarie che, dopo aver rifilato tre dischi eccellenti come “Sehnsucht”, “Mutter” e “Reise Reise”, pare in parabola discendente, anche a fronte di un (forse troppo) frettoloso “Rosenrot” del 2005. Attendere quattro anni per (tentare di) vedere riscattato quel mezzo passo falso è davvero troppo quando ci si trova al cospetto di un album così debole come Liebe Ist Fur Alle Da. Ad anticipare l’atteso come-back è l’hot single (è il caso di dirlo) Pussy, dal testo che è una scemenza bella e buona e con un video – collocato appositamente su una piattaforma di video a luci rosse – dove gli stessi componenti della band consumano rapporti sessuali con avvenenti pornostar. La canzone, spazzato via il contorno allettante per i più audaci coi giochetti di mano, è una cosa miserrima. Ad accompagnarla nella mestizia di una pochezza di idee palese ci pensano la pessima ballad Fruhling In Paris, i malconci tentativi di fare il verso (?) a Depeche Mode e al Marilyn Manson più depechemodeiano (scusate la connotazione lapalissiana) di Haifisch. Queste le cose peggiori, poi si passa a qualcosa di meglio ma che, per gli standard della band, sono inevitabilmente anche meno del minimo sindacale: Weiner Blut potrebbe far male ma si trattiene senza infliggere il colpo di grazia. Piacciono ma senza farci saltare in aria dalla voglia di spezzare l’osso del collo al primo che passa le eco dei Fear Factory in Weidmanns Heil e nella title-track, e anche gli schiaffi di Mehr. Nelle cose migliori ci si imbatte quando si accende l’inferno conB******** e proprio in apertura con RammliedIch Tu Dir Weh, che è, quest’ultima, senza batter ciglio il pezzo da novanta dell’intero album, e ci azzardiamo a dire che non sfigura col meglio degli spartiti firmati Rammstein. A conti fatti, ciò che asserivamo qualche riga più su non è poi distante dal reale stato dei fatti. Ovvero che attendere quattro anni per avere tra le mani un disco che fa acqua da tutte le parti e che non soddisfa nemmeno le minime aspettative è una delusione di grossa portata. I Rammstein sono fieri del loro sense of humour cinico e spietato, ma la qualità della musica composta per “Liebe Ist Fur Alle Da” è bassa. Noi vogliamo farci stramazzare a terra da quei riff schiacciasassi e taglienti che qui sono assenti. Vogliamo sentirci le mandibole indolenzite per i ceffoni ricevuti canzone dopo canzone. I Rammstein hanno poca voglia di scassarci le costole e di questo ci rammarichiamo profondamente.

(2009, Universal)

01 Rammlied
02 Ich Tu Dir Weh
03 Weidmanns Heil
04 Haifisch
05 B********
06 Fruhling In Paris
07 Wiener Blut
08 Pussy
09 Liebe Ist Fur Alle Da
10 Mehr
11 Roter Sand

A cura di Marco Giarratana

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