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Sannhet – So Numb

Nella catalogazione musicale moderna c’è una corrente che sfugge a qualsiasi possibile omologazione. Il post rock, così come il suo cugino più prossimo post metal, ha rivoluzionato negli ultimi 20 anni il concetto di standardizzazione di genere indentificandosi come bacino sperimentale per decine e decine di concetti musicali che, per l’anima innovativa ed empirica, si sono sottratti alla uniformazione diversificando le influenze ed elevando in maniera considerevole l’asticella della complessità sonora.

È in questo contesto camaleontico e multiforme che i Sannhet prendono forma nel 2010, confermandosi nel giro di un lustro come una delle realtà più interessanti in circolazione. La proposta dei tre di Brooklyn per un paio di album affonda le proprie radici in un post metal strumentale e dalle sfumature black, scevro di ritmiche quadrate e con una componente melodica solamente accennata. Il nuovo So Numb, in uscita per Profound Lore (etichetta che pesca a piene mani nelle inclinazioni più innovative e interessanti della scena estrema, due nomi su tutti: Pallbearer e Agalloch) compie un enorme passo in temine di evoluzione del sound.

Spesso, si sa, il terzo lavoro è quello della maturità, ciò che stabilisce la linea che un progetto prenderà negli anni a seguire e ne forma in definitiva il carattere. I Sannhet colgono l’occasione per tagliare in maniera netta col passato e confezionano un LP completo e godibile sotto ogni punto di vista. Il black metal è quasi un ricordo, relegato a qualche ritmica e sporadici passaggi a livello di inconscio, come per legittimare un’esperienza uditiva di stampo più metallica che rocciosa, sebbene il complesso dell’ascolto riveli effettivamente una tendenza a smorzare gli angoli e a giocare con melodie (anche dissonanti) fino a ora solamente accennate e di contorno.

Il trittico iniziale, che ha nella title track il momento migliore, presenta un post rock di stampo quasi classico che non nega citazioni a vigorosi rappresentanti del genere come i Collapse Under the Empire. È un percorso tendenzialmente esaltante e in pratica esente da difetti: il sapiente songwriting espresso nel lavoro non permette possibilità di sosta e allontana qualsiasi forma di noia anche quando i ritmi si placano e prendono un taglio riflessivo. La lunga Fernbeds (perno e vertice del disco), le stupende Salts e Secondary Arrows traggono la loro forza principale da una costruzione del brano che vede l’esplosione sonora terminale come opposto a lunghi intro eterei, per un contrasto efficace e per nulla banale nonostante sia trademark abusato nell’ambiente “post”.

L’elemento melodico, ora componente principale del pensiero dei Sannhet, si mostra in variegate sfaccettatura, tra le quali la più efficace è rappresentata da un continuo rincorrersi di linee armoniche stese su tappeti di effetti, come magistralmente eseguito da gente quali Mono e This Will Destroy You ma sicuramente con un vigore diverso.

“So Numb” è un album di altissimo livello. I suoni e la produzione, così come l’incedere e la gestione dei tempi denotano un enorme impegno in fase di composizione e una cura del dettaglio maniacale. È inoltre un ascolto semplice ma corposo, immediato ma anche longevo. Nonostante ciò, la pulizia estrema nell’assemblaggio dei vari componenti e una decisa presa di posizione nei confronti del sound passato possono far sorgere alcuni dubbi sulla effettiva futuribilità di una band che potrebbe anche esser giunta troppo presto al proprio apice. Qui non c’è un’innovazione tangibile e nemmeno una personalità forte e riconoscibile che possa far supporre una evoluzione seminale. Di sicuro c’è che i Sannhet hanno puntato in alto e al momento ci sono largamente riusciti.

(2017, Profound Lore)

01 Indigo Illusion
02 Sapphire
03 So Numb
04 Fernbeds
05 Salts
06 Way Out
07 Secondary Arrows
08 Sleep Well
09 Wind Up

IN BREVE: 4/5

Da sempre convinto che sia il metallo fuso a scorrere nelle sue vene, vive la sua esistenza tra ufficio, videogames, motociclette e occhiali da sole. Piemontese convinto, ama la sua barba più di se stesso. Motto: la vita è troppo breve per ascoltare brutta musica.

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