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Summoning – With Doom We Come

In un contesto attivo come quello che il black metal attuale rappresenta, tra svariati tentativi di innovare un genere crudo e per natura legato a standard compositivi abbastanza saldi, il duo austriaco Summoning rappresenta tuttora (e sono oltre vent’anni) uno dei più puri concetti di attaccamento alla propria idea originaria.

Innamorati persi di tutto ciò che è riconducibile all’universo tolkeniano, cosa che li portò addirittura a comporre un brano in lingua orchesca, Silenius e Protector han perseguito lungo otto album la propria personalissima concezione di black metal scarno e crudo nei suoni per quanto grandioso ed epico nelle atmosfere evocate. With Doom We Come giunge, attesissimo, a cinque anni di distanza dall’ottimo “Old Mornings Dawn” (2013), album che ebbe il compito difficilissimo di non deludere dopo un capolavoro superlativo quale “Oath Bound” (2006) e che riuscì nell’intento senza troppe riserve.

La formula non cambia anche in questo 2018, “With Doom We Come” è un lavoro 100% Summoning in ogni aspetto, fiero nel riproporre un’idea che per quanto fosse rappresentativa di una nicchia negli anni ’90 è giunta ai giorni nostri ottenendo consensi su plurimi fronti e divenendo una delle realtà più rispettate e (forse fin troppo) idolatrate della scena attuale, affascinata da un’attitudine unica che ancora oggi rinuncia senza remore alla forma live.

Lo screaming dei due blackster, unico elemento che presenta una certa evoluzione lungo il corso della carriera, viene limato ulteriormente in questo album lasciando spesso il posto a un cantato meno invasivo e che trova anche modo, per mezzo di Protector, di esprimersi in pulito in più di una occasione. Le linee di chitarra, povere e monotone, hanno il solo e preciso compito di intrecciarsi in sottofondo a epici arrangiamenti tastieristici, proposti per lo più sotto forma di semplici quanto coinvolgenti melodie, vera e propria base musicale dei Summoning. La batteria è campionata come da tradizione e trova nel ripetitivo ritmo la propria funzione evocativa e atmosferica.

Otto brani, eccezion fatta per la strumentale Barrow-downs, lunghi e maestosi, totalmente costruiti (come sopra ricordato) intorno a melodie che paiono spesso dei MIDI ma che sono i veri pilastri di una musicalità solo all’apparenza di facile assimilazione e possiede la facoltà di crescere con il tempo esponendo a ogni ascolto le molteplici sfaccettature di un sound costruito a puntino.

È la melodia dunque l’ago della bilancia per ogni composizione dei Summoning, e sebbene sia proibitivo ripetere i fasti di una “Land Of The Dead”, pezzi come le conclusive Mirklands e With Doom I Come presentano una armonia tale da ergersi a classici seduta stante; chiudendo un lavoro più che buono ma che presenta comunque in brani come Carcharot e Night Fell Behind alcune orchestrazioni affaticate e vagamente meccaniche persino per un duo che ha di continuo saputo, con enorme coerenza e maestria, soddisfare le orecchie di un pubblico esigente ma sempre più suggestionato.

(2018, Napalm)

01 Tar-Calion
02 Silvertine
03 Carcharoth
04 Herumor
05 Barrow-downs
06 Night Fell Behind
07 Mirklands
08 With Doom I Come

IN BREVE: 3,5/5

Da sempre convinto che sia il metallo fuso a scorrere nelle sue vene, vive la sua esistenza tra ufficio, videogames, motociclette e occhiali da sole. Piemontese convinto, ama la sua barba più di se stesso. Motto: la vita è troppo breve per ascoltare brutta musica.

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