Night Network è l’ottavo album in studio per la strabiliante band inglese The Cribs, scoperta dall’etichetta Witchita Recordsche li lancia sul mercato discografico nel 2004. Il sound garage rock e post punk li rende solidi nei loro dischi, ritagliandogli uno spazio preciso e mai banale sulla scena underground. Questo nuovo lavoro dimostra ancora di più il duro percorso in studio, con una buona scrittura dei brani. Un’autentica mina vagante.
Con Goodbye si parte in sordina, le sonorità molto vintage fanno da contorno a una buona matrice anni ‘70, dalle tematiche stile Beach Boys, quelli più maturi dopo il periodo surf rock. Le caratteristiche che spiccano di più sono le chitarre lo-fi e l’uso di cori malinconici. Running Into You è il primo singolo rilasciato la scorsa estate, in cui la band continua a macinare riff e arpeggi indie rock. La struttura si culla dolcemente, come una foglia leggera nell’aria. In Screaming In Suburbia il tiro è blues rock, il trio è rimasto legato al periodo più old school, quando all’interno del progetto militava il mitico chitarrista Johnny Marr.
La deliziosa Never Thought I’d Feel Again apre una parentesi più commerciale, con tinte dream pop dal giusto sapore e qualità vocale. Questo è il secondo singolo estratto, accompagnato anche da un grazioso videoclip diretto dal produttore Andy Knowles. Con Deep Infatuation ci sono molti richiami agli Strokes, altro super gruppo indie americano, sono le influenze più grandi che i The Cribs portano con sé ormai da anni nel loro prezioso bagaglio. Una batteria precisa segue lo schema del brano, un po’ monotono ma essenziale. La ballata I Don’t Know Who I Am lascia un segno indelebile e personale, i continui delay distorti e interessanti sono un tocco di classe per la riuscita della take.
Proseguiamo la scoperta di questo lavoro con She’s My Style, energica traccia che non è nulla di speciale, ma molto intensa, in cui le doti vocali di Gary Jarman si rivelano perfette, compito non facile suonando anche il basso in questo nucleo. Dopo aver seguito la scia rock’n’roll in Under The Bus Station Clock, nella traccia seguente The Weather Speaks Your Name viene inserita una buona dose di noise con cambi acidi, ma nonostante questa novità il tutto risulta noioso.
Prima di avvicinarci all’atto conclusivo, troviamo l’allegra Siren Sing-Along, pezzo molto divertente con un ritmo incalzante, dove danziamo con la testa abbandonando tutti i cattivi pensieri: una melodia adolescente e orecchiabile. In Earl & Duke, oltre a uno straordinario arpeggio che ti rimane impresso, non c’è molto da ricordare se non una buona padronanza del tempo lineare. Chiudiamo con In The Neon Night, altra take non male, ben riuscita, un sogno a occhi aperti per una vecchia storia di ricordi felici, il cambio di tempo divide la tematica in maniera netta.
Un disco buono per i The Cribs, ma non rimane salvato nella memoria nonostante il grande impegno in fase di produzione. Rispetto ai lavori precedenti, qui non troviamo grosse emozioni e a lungo andare quelle presenti risultano ripetitive. Apprezziamo però il coraggio nel crederci sempre.
(2020, Wichita)
01 Goodbye
02 Running Into You
03 Screaming In Suburbia
04 Never Thought I’d Feel Again
05 Deep Infatuation
06 I Don’t Know Who I Am
07 She’s My Style
08 Under The Bus Station Clock
09 The Weather Speaks Your Name
10 Siren Sing-Along
11 Earl & Duke
12 In The Neon Night
IN BREVE: 3/5