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Gli Zwan e Mary Star Of The Sea: il primo passo falso di Billy Corgan post Pumpkins

Il 29 Settembre del 2000 si chiudeva al Palavobis di Milano la storia dal vivo degli Smashing Pumpkins in Italia, quantomeno di quei Pumpkins che avevamo facilmente imparato ad amare nel corso di tutti gli anni ’90 − e chi vi scrive era esattamente lì, quel giorno. Una band stanca e smembrata da lotte intestine, un leader-tiranno che accentrava ogni singolo aspetto, una casa discografica che non credeva più in una gallina che sembrava aver smesso di fornire uova d’oro. Quindi Corgan dice stop, portato a termine quell’ultimo tour i Pumpkins non sarebbero più esistiti. Gli credemmo? Onestamente no, già altre volte negli anni precedenti Billy aveva paventato quella possibilità, quando faceva a botte (metaforiche, s’intende…) con James Iha, quando non ne poteva più degli eccessi di Jimmy Chamberlin, quando non riusciva a buttare giù neanche due parole, ma poi erano sempre tornati in pista.

Che quella volta la situazione fosse seria lo si capì del tutto solo quando iniziò a uscire fuori il nome degli Zwan con tanto di primo singolo, Honestly, sul finire del 2002. Quindi Corgan aveva ucciso gli Smashing Pumpkins, stavolta davvero. Con lui nel nuovo progetto c’è ancora il fedele amico Jimmy Chanberlin alla batteria, poi ci sono le chitarre dell’ex Slint David Pajo e dell’ex Chavez Matt Sweeney, infine il basso di Paz Lenchantin, reduce dal primo disco degli A Perfect Circle. Insomma, una super band con quintali d’esperienza e talento da mettere congiuntamente in mostra. Nella musica, però, il risultato non è mai la semplice somma degli addendi, altrimenti non avremmo visto fallire nel corso della storia decine di altri progetti dalla genesi analoga.

Mary Star Of The Sea esce il 28 Gennaio del 2003 e non ci vuole molto a capire come la piega presa da quel primo Corgan post Pumpkins fosse tutt’altro che imperdibile. Il posticcio ottimismo che permea l’intero disco (basti dare un’occhiata ai videoclip della già citata Honestly e di Lyric per farsi un’idea di cosa parliamo), l’amore quasi adolescenziale raccontato da Corgan (vedi Of A Broken Heart), la forzata semplicità con la quale Billy prova a convincere in primis se stesso di essere una persona diversa, sono la zavorra che affossa un disco che, peraltro, non regala nessun sussulto neanche dal punto di vista strettamente sonoro, con musicisti eccellenti (soprattutto Pajo, letteralmente sprecato) che si perdono in un compitino asfittico.

A pensarla così devono essere stati in tanti, a partire dai compagni d’avventura dello stesso Billy, visto che gli Zwan dopo appena un disco e un tour (passato anche dall’Italia il 20 Febbraio di quell’anno, all’Alcatraz di Milano − e chi vi scrive era anche lì, quel giorno) cessarono di esistere, con davvero pochi rimpianti da parte di tutti e qualche strascico polemico soprattutto tra Pajo e Corgan, che a quanto pare non si erano mai “presi” veramente. Il seguito della storia lo conosciamo, arriverà Corgan solista (col drammaticamente insufficiente “TheFutureEmbrace” del 2005) e torneranno gli Smashing Pumpkins (che a chiamare così quel pastrocchio di band e di dischi gela ancora oggi il sangue nelle vene), ma nulla per Corgan sarà più come la prima epopea targata Pumpkins.

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