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Beck: 25 anni di Mellow Gold

La generazione “persa” di fine Ottanta/inizio Novanta, quella rabbiosamente riversatasi nel e sul grunge, non aveva ancora avuto qualcuno che la raccontasse da un punto di vista cinico e sarcastico, qualcuno che si ponesse al suo stesso disilluso livello, se non più in basso, disinteressato persino al piangersi addosso. Quel qualcuno arriva nel 1994 e risponde al nome di Beck Hansen. In realtà Beck, questo il suo nome d’arte, già da un paio d’anni s’era fatto notare nei circuiti underground losangelini pubblicando due dischi totalmente autoprodotti in cui aveva racchiuso un po’ delle proprie produzioni, ma è con Mellow Gold che il suo songwriting sale agli onori della cronaca, in contemporanea con la firma del contratto per la major Geffen. Quello dipinto da Hansen è un variopinto e sgangherato quadro della schizzata apatia di un’intera generazione, la generazione del lavoro nei fast food per racimolare qualche dollaro da sperperare in alcool e stupefacenti, la generazione del fallimento come assodato e immutabile stile di vita, la generazione dei “perdenti”, quei loser che la Sub Pop s’era già stampata sulle magliette e che Beck impersona persino nell’estetica sciatta e trasandata con cui arriva alla ribalta. Uno di quei ragazzi è il protagonista dell’emblematica Loser, primo singolo estratto dal disco nonché traccia d’apertura dello stesso. Beck è chiaro: “Soy un perdedor / I’m a loser baby so why don’t you kill me?”, recita nel refrain, spezzando già in apertura la grandeur dello stereotipo rock e prendendo le distanze dalla rabbia (auto)distruttiva del grunge, un collage del meglio del peggio di ciò che quei ventenni come lui (Beck ha ventitré anni quando esce “Mellow Gold”) vivevano e rappresentavano in quell’esatto momento storico. La confusione di quei giovani Beck la dipinge alla perfezione, non soltanto con le sue lyrics ma anche con il pastone musicale che usa per costruire il disco: c’è hip hop, c’è psichedelia, c’è folk, c’è blues, c’è funk e ovviamente anche alt rock, il tutto shakerato con una schizofrenia compositiva che finisce per attirare tantissime attenzioni. Sfacciato sotto tutti i punti di vista, “Mellow Gold” dà il La alla parabola artistica di un songwriter che negli anni affinerà le armi a propria disposizione, levigando una genialità evidente già agli esordi.

DATA D’USCITA: 1 Marzo 1994
ETICHETTA: Geffen

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