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Crazy Time, diario dalla quarantena #3

Tempi folli. Ormai lo sappiamo bene. Oggi in Italia si entra nella Fase 2 e due sembra un numero ricorrente nella settimana appena passata. Due come i fratelli Gallagher. Due come quello di picche dato a chi sperava in una reunion degli Oasis. Le distanze in tempo di virus si allargano o si possono ridurre. Dipende dalla volontà. Nel caso di Noel e Liam le distanze hanno consumato l’ennesimo strappo. E fa specie in un periodo in cui si avverte la necessità di sentire la propria famiglia una volta in più del solito. È successo il 30 Aprile. Noel dice di aver approfittato del lockdown per scartabellare alcuni materiali rimasti nel cassetto. Ne è uscita la demo di un pezzo chiamato Don’t Stop. Una canzone “che viene da un soundcheck degli Oasis a Hong Kong di quindici anni fa”, ha scritto il fratello maggiore sui social. Canzone fuori e, ovviamente, nuova polemica. Invece di unire la musica allontana. Liam va su tutte le furie. Lo accusa. Si risente. “È una roba per farsi pubblicità” – rimbrotta su Twitter. Gli Oasis restano un’isola da vaneggiare. L’altro ieri nella normalità, ieri nella Fase 1 e oggi nella Fase 2.

Due, si diceva. Anche gli Arab Strap sono due e sono separati da tempo. Un sodalizio finito nel 2006 non senza momenti di tensione. Aidan Moffat e Malcolm Middleton sono come fuoco e acqua. Sono mondi distanti. Uno scontro che ha reso (però) quel che sono gli Arab Strap: gruppo agrodolce, di contrasti, di conflitti, chiaroscuri. Negli ultimi anni Aidan e Malcolm si sono ignorati, ripresi, tollerati e di nuovo amati. Divisi. Uno a Est della Scozia, l’altro dalla parte opposta. Distanze che sono state ridotte da concerti e dall’ideazione di cofanetti e raccolte. Gli Arab Strap non esistono più come gruppo (l’ultimo disco, “The Last Romance”, è del 2005), ma resistono come rapporto di profonda amicizia. E succede che durante la quarantena quei due amici si sentono, si mandano mail e riescono a mettere in piedi un archivio di materiale raro da far uscire il primo Maggio. Una storia che ben ha raccontato Malcolm a noi de Il Cibicida nell’intervista che ci ha concesso. La musica unisce in questo caso. Gli Arab Strap restano forse un’isola da vaneggiare, ma forse ora coperta da meno foschia.

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