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#MySong: “Glósóli”, Sigur Rós

Glósóli
Sigur Rós
“Takk…”, 2005

E se il sole, improvvisamente, scomparisse? Se ci fosse un buco nero al suo posto? In Islanda le leggende si confondono con la natura. Quando, d’inverno, le rocce spugnose accolgono le tue guance, sono cuscini di una notte che affoga il giorno. Un ossimoro: un giorno fatto di notte. I Sigur Rós scrivono una marcia di luce. Un corteo anti-funebre. Perché se un giorno il sole scomparisse dal cielo, occorrerebbe mettersi tutti in cammino per riportarlo al proprio posto. Non esiste la canzone senza il suo videoclip. Un tamburino, col suo berretto da giovane marmotta, chiama a raccolta un gruppo di bambini. Sono gli incaricati a ritrovare il sole scomparso. Il viaggio è lungo: rughe di pietre vulcaniche, erba umida, noia, autostrade deserte, sonno, stanchezza. Poi ecco il picco di una scogliera e la luce finissima del mattino. Il sole è lì, va preso a piene mani, è lì, proprio alle spalle dello spuntone. Il tamburino inizia a battere, sempre più forte, sempre più secco. Le nuvole esplodono, i gabbiani volteggiano. A uno a uno i bambini balzano dallo scoglio e iniziano a volare. Muovendo le mani come ali. I loro capelli biondi mossi dal vento. Il cielo ritorna splendente. Solo chi ha fede di saltare nel vuoto può riaccendere un sole spento.

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