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ROCKABOLARIO: Liam Gallagher

Photo Credit: Warner Records / Tom Beard
Photo Credit: Warner Records / Tom Beard

Sarà per la fruizione ormai ossessivo compulsiva della musica (vedi streaming e affini), sarà frutto dei tempi, ma di rockstar dure e pure, di quelle capaci di smuovere davvero le masse, in giro non se ne vedono più tante. Anzi, non se ne vede più nessuna, una specie in via d’estinzione. Prossimo ai cinquant’anni, LIAM GALLAGHER appartiene fiero a questa categoria. Iconico come pochi, si è non a caso rilanciato in modo imponente da quando ha puntato tutte le (poche) fiches rimaste sulla sua immagine e sulla sua carriera solista. Ve lo raccontiamo qui, dalla A alla Z.

A di AS YOU WERE – Primo album solista di Liam Gallagher, ad inaugurare una carriera solitaria le cui premesse – dopo il disastro Beady Eye – sembravano essere pessime. Bastò però l’ascolto del primo singolo, l’incendiaria “Wall Of Glass”, a spazzare via i dubbi e le diffidenze.

B di BEADY EYE – Dopo lo scioglimento degli Oasis, gli Oasis senza Noel Gallagher decidono di continuare in blocco: nascono i Beady Eye, progetto nato male, con troppa fretta e che si rivela un clamoroso flop commerciale. Pesano alcuni singoli non esattamente memorabili (per usare un eufemismo): peccato, perché nel secondo disco (“BE” del 2013) qualcosa d’interessante c’era.

C di C’MON YOU KNOW – Terzo album del Liam solista, in uscita il 27 Maggio.

D di DIGSY’S DINNER – Brano contenuto in “Definitely Maybe”, scanzonato e gioioso come pochi altri nella discografia degli Oasis. La voce di Liam Gallagher s’incastona perfettamente tra una chitarra e l’altra, acerba e pulita come poche altre volte.

E di ERIC CANTONA – Clamorosamente nemici/amici, con due figure del genere non poteva che andare così. Primi anni ’90: per lavoro il giovane Liam ha sotto mano alcune auto di giocatori del Manchester United, tra cui quella di King Eric. Finisce con una portiera staccata… Liam è un tifoso del Manchester City. 2020: Eric Cantona interpreta il ruolo di Re nel video di “Once”, a Liam spetta invece quello di suo… autista. Chapeau.

F di FUCKIN’ IN THE BUSHES – Prima traccia (strumentale) nel quarto album degli Oasis, il divisivo “Standing On The Shoulder Of Giants. Un unicum in quanto a stile musicale nella discografia Oasis, un brano talmente riuscito da risultare l’intro perfetta per i live della band di Manchester prima e per la carriera solista di Liam poi, affezionatissimo a questo pezzo, perfetto per accompagnare il suo iconico ingresso su ogni palco.

G di GUESS GOD THINKS I’M ABEL – Anno 2005: Liam Gallagher compone e canta questo interessante ed introspettivo brano che arricchisce la tracklist dell’onestamente trascurabile “Don’t Believe The Truth”.

H di HELLO – La somiglianza (almeno nella parte finale) con “Hello, Hello I’m Back Again!” dello sciagurato Gary Glitter costrinse gli Oasis ad inserire la star del glam tra gli autori del pezzo, apertura perfetta per il celeberrimo “(What’s The Story) Morning Glory?”. Ad ogni modo, una delle migliori esecuzioni vocali di sempre di Liam, all’epoca ai suoi massimi livelli.

I di I’M OUTTA TIME – Sale il livello delle composizioni a nome Liam Gallagher con questa malinconica ballad da “Dig Out Your Soul” del 2008, penultimo singolo prima dello scioglimento degli Oasis.

J di JAMES, LITTLE – Anno 2000, prima canzone in assoluto degli Oasis composta dal più giovane dei fratelli di Manchester. Acerba, meravigliosamente ingenua, ma suona bene, molto bene, anche grazie al sublime lavoro di produzione presente in tutto l’album (“Standing On The Shoulder Of Giants”).

K di KNEBWORTH – Il doppio live record che ha consegnato gli Oasis alla storia, chiudendo di fatto un’era, quella del britpop. Giustamente celebrato al cinema lo scorso autunno con un docufilm diretto da Jake Scott.

L di LISTEN UP – La migliore esecuzione vocale di sempre targata Liam Gallagher, non a caso datata 1994. “One fine day gonna leave you all behind, it wouldn’t be so bad if I had more time”: mai come in questi versi la sua voce ha reso così tanto.

M di MANCHESTER CITY – La passione di una vita, la squadra per cui il nostro stravede fin dai tempi bui della terza divisione inglese. Dieci anni fa, con Roberto Mancini sulla panchina per i Citizens, Liam Gallagher va in trasferta al Bernabéu di Madrid, match di Champions contro il Real. Risultato: espulso dallo stadio per motivi di sicurezza.

N di NOTHING LASTS FOREVER – Tante le collaborazioni pregevoli del più giovane dei Gallagher: vale la pena ricordare, tra le altre, anche questa deliziosa canzone degli Echo & The Bunnymen, datata 1997, con Liam ai cori.

O di OUR KID – Vi aspettavate la O di Oasis, vero? Troppo scontato. Eccolo qua, il soprannome preferito dal nostro, che si porta dietro fin da piccolo, così amato da essere stampato sul suo merchandising ufficiale.

P di PRETTY GREEN – Capitolo stile: Liam Gallagher nel 2010 ha lanciato la sua linea di abbigliamento, con tanto di negozi monomarca. Parka a bizzeffe, con la cultura mod a sposare quella casual. Il nome è un chiaro omaggio ad una canzone dei The Jam di Paul Weller.

Q di QUIET ONES, THE – B-side del 2005 (dal singolo “The Importance Of Being Idle”), cantata da Liam e composta da Gem Archer.

R di ROCKIN’ CHAIR – Insieme a “Listen Up”, altro brano dove la voce di Gallagher raggiunge il suo picco più alto. Pezzo struggente con il suo organo Hammond, una ballad incredibilmente relegata a b-side. Tra le canzoni più belle mai composte dall’odiato fratello Noel.

S di SHOOT DOWN – Nel 2004 i Prodigy pubblicano finalmente il seguito discografico dell’epocale “The Fat Of The Land”, di sette anni prima. A chiudere l’album è proprio la voce di Liam Gallagher, che spadroneggia in questa splendida traccia. Un brano fantastico, con la voce del frontman degli Oasis finalmente impegnata su altri fronti musicali.

T di TAMIGI – In piena pandemia, in pieno lockdown da concerti, Liam Gallagher si inventa questo memorabile live da battello (in diretta streaming a pagamento, nome ufficiale: “Down By The River Thames”) a voler imitare i Sex Pistols e la loro leggendaria crociera fluviale datata 1977.

U di UNPLUGGED – Altra pregevole iniziativa con più di un tocco di nostalgia quando viene rispolverato l’ormai storico format di successo di MTV. Su tutti i brani, vince una “Sad Song” semplicemente commovente.

V di VS – Come le infinite rivalità e inimicizie a favore di tabloid. Non essendo il nostro un campione di diplomazia, impossibile elencarle tutte: da Damon Albarn a Neymar, passando per Jay-Z (vedi alla lettera Z). Ma ovviamente nulla batte l’odio reciproco (con poco amore in mezzo) nei confronti del fratello Noel (vedi alla lettera X).

W di WONDERWALL – Semplicemente, il brano più famoso degli Oasis, quello che ha consegnato la voce di Liam Gallagher e la band di Manchester alla storia.

X di X FACTOR – Il 30 novembre 2017 il fratello Noel si esibisce a X Factor Italia e Liam la prende decisamente bene. Su Twitter, a più riprese: “Voglio congratularmi con il nostro ragazzo per la sua performance a X Factor. Per me è un sì”… e poi “Quell’essere raccapricciante si è reso ridicolo”.

Y di YOU BETTER RUN – Brano numero sette dell’album di debutto solista (vedi alla lettera A). Una botta pesante di nostalgia, con tanto di “Give Me Shelter” ed “Helter Skelter” nel testo.

Z di Z, JAY – Forse il dissing più spassoso, quello col rapper statunitense. Nel 2008 Noel attacca Jay-Z, “colpevole” a suo dire di non c’entrare niente con la line-up di Glastonbury. La stella dell’hip hop risponde brillantemente eseguendo (a modo suo) “Wonderwall” dal palco del festival. Qualche anno dopo entra nello scontro fra titani anche Liam: “Con i miei vestiti (vedi alla lettera P) si fa colpo sulle belle ragazze, con quelli di Jay-Z (Rocawear, la sua linea di abbigliamento) ti arrestano”. Sipario.

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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