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Giorgio Canali – “Ho pagato un biglietto per la fine del mondo”

07-08-05: Facciamo uno scattino neanche troppo affannoso per andare a frenare le frettolose boccate di sigaretta di Giorgio Canali ed il suo passo deciso verso i camerini dei Mercati Generali di Catania. Giorgio ha appena finito di suonare e appare un po’ sconsolato a causa delle sue corde (vocali e non di chitarra) che lo hanno abbandonato durante lo spettacolo, ma concede comunque il suo tempo alla redazione del Il Cibicida, e noi ne approfittiamo per fare una breve chiaccherata sulla sua produzione da Rossofuoco, sulla fine dei CSI fino ad arrivare ai deliri del cantante sulla fine del mondo. Insomma, qualche brandello d’esistenza passata e presente della celebre chitarra disturbata del rock italiano. Decidiamo di cominciare dalla fine, ovvero l’esibizione sfiatata appena conclusasi:

Domanda: Giorgio, innanzi tutto volevamo sapere che diavolo è successo alla tua voce…
Giorgio Canali: Ma guarda è semplice, è successo che non devo andare al mare, tutto qui, tra l’acqua, il vento ed il resto sono rimasto senza voce… oltre a questo c’era pure un problemino tecnico nella zona frequenze che io uso per la maggior parte, veniva fuori un rumore fastidiosissimo. Purtroppo è spiacevole stare sul palco rendendosi conto di dare il 20% delle proprie possibilità, ma sono cose che capitano e comunque Luca (Luca Martelli ndr) m’ha aiutato nei cori con la sua voce micidiale.

Domanda: Luca è un batterista fenomenale, anche stasera ha sfoggiato una potenza invidiabile, qual è il suo background musicale?
Giorgio Canali: Beh, i “soliti” classici: Led Zeppelin, Deep Purple, Who. Tra l’altro è difficilissimo scrivere una ballata con lui perchè nel giro di quattro battute la fa diventare una cosa pesantissima (ridiamo), infatti ormai io scrivo la canzone da solo e lui aggiunge la batteria dopo.

Domanda: Ormai sei al terzo album personale, raccontaci un po’ qual è la genesi dei Rossofuoco, mi pare risalga alla tua permanenza in Francia, vero?
Giorgio Canali: Si è vero, nel primo album “Che fine ha fatto Lazlotoz?” si avverte forte questa francesità. Quello era un album di canzoni mie suonate grazie all’aiuto di un sacco di amici. I Rossofuoco sono nati quando ho sentito l’esigenza di portare quelle canzoni dal vivo e così, dopo alcune selezioni, abbiamo raggiunto l’entità attuale. Non vi nascondo che è venuto fuori un risultato più grande di quello che avevo pensato. Il gruppo è forte, il gruppo è gruppo, io sono solo il cantante di questa formazione e lo dimostra il fatto che stasera che stavo al 20% della forma il concerto non è stato poi cosi merdoso, come sarebbe potuto essere il concerto di un cantante solista. Luca è grandioso, Claude (Claude Saut ndr) siderale, Marco (Marco Greco ndr) fuori completamente.

Domanda: Marco Testa di Fuoco dove l’hai pescato?
Giorgio Canali: E’ mio cugino, con lui è nepotismo puro (ridiamo).

Domanda: Quanto hanno peso le differenze generazionali all’interno del gruppo? Marco, Luca sono molto più piccoli di te…
Giorgio Canali: Non si sentono per nulla, Claude è tre mesi più grande di me, Luca ha gusti musicali più vecchi dei miei, il mio mondo è iniziato nel 77, lui invece ascolta, come già detto, Zeppelin e compagnia bella.

Domanda: Nel tuo ultimo album hai abbandonato la composizione dei testi in francese, per il futuro hai intenzione di ripescare qualcosa?
Giorgio Canali: No, le mie canzoni in francese erano delle perle, sinceramente. I miei testi erano davvero scritti bene ma non le capiva nessuno, e quindi ho deciso di desistere.

Domanda: Stasera hai eseguito uno dei testi più provocatori dell’ultimo album: Guantanamo. Ce ne parli un po’?
Giorgio Canali: Mah, Guantanamo la vedo come una specie di delirio totale sul mondo del sintetico. C’è stato ad un certo punto una cosa magica che si chiamava boom economico. C’era il sogno dell’arricchimento, c’era il sogno tecnologico, che non era quello bolscevico (sorride), ma quello industriale padano. Ma poi è andata come è andata, un po’ tutti divorati da quel mostro chimico che è la Montedison.

Domanda: Ed allora è meglio arrendersi a questo blu metalizzato?
Giorgio Canali: Ma no, è che c’è questa palio industrializzazione, questo palio pacifismo che faceva ridere trentanni fa e questo pacifismo attuale dove sto volemose bene cancella quello che c’era valido di pacifismo. All’estremo, pacifismo è sparare per non andare in guerra.

Domanda: Un salto al presente, con Ferretti e Maroccolo avete in programma qualcosa a breve scadenza per i PGR?
Giorgio Canali: A ottobre entriamo in studio per scrivere l’album nuovo…

Domanda: Ed un salto al passato, ti chiedono spesso, rompendoti i coglioni probabilmente, cosa combini Ferretti, noi invece ti chiediamo di Zamboni.
Giorgio Canali: E a me mi rompe ancora di più i coglioni se mi chiedete di Zamboni (ridiamo). Con lui ho chiuso quattro, cinque anni fa. Restiamo in rapporti di educazione, ci facciamo gli auguri di Natale. E comunque noi due siamo gli unici due a scambiarci qualche parola ogni tanto.

Domanda: Hai ascoltato il suo “Sorella Sconfitta”?
Giorgio Canali: Non posso dire di impazzire per quel lavoro, come per “Emilia Parabolica”, il libro che ha scritto. Però, sai, ognuno sceglie i propri percorsi. Ti posso dire sicuro che ho saputo da persone di cui mi fido moltissimo dal punto di vista musicale che i concerti con Nada sono stati veramente belli. Evidentemente Massimo ha una dignità musicale molto più elevata di quanto gli si vuole attribuire noi PGR.

Domanda: E invece con Ginevra (Ginevra Di Marco ndr)?
Giorgio Canali: Non la vedo da un sacco di tempo, ma in quel caso non si sono interrotti rapporti in senso personale, semplicemente ognuno aveva altro da fare.

Domanda: Ma perchè è morta la magia dei CSI?
Giorgio Canali: Ecco questo mi fa incazzare, questa nostalgia per quello che c’è stato è fastidiosa. Quello che muore muore, punto e basta. Mio padre è morto dieci anni fa e l’abbiamo sepolto, non c’è più nulla da fare. I CSI sono defunti e vanno sepolti anche loro, mi pare un po’ pretestuoso ancorarsi alle vecchie idee.

(alla consolle passano i CCCP…)

Domanda: Vedi, passano ancora i CCCP… (ridiamo)
Giorgio Canali: Ma si, questo è Luca, un mio grande amico, tra l’altro conosciuto in quell’epoca lì.

Domanda: Ma è morto il rock e c’è il post rock, coi suoi postriboli?
Giorgio Canali: No è morto anche quello da tempo, ora attendiamo impazienti la nuova corrente artistica, quella che ci farà dire le solite figate. E poi ci sarà un vecchio rincoglionito come me che dirà “che due maroni, l’ho già sentita sta roba ma con un nome diverso”.

Domanda: Insomma sta fine del mondo t’affascina o no?
Giorgio Canali: L’ho sempre cantata da quando sono piccolo e chissà perché nelle mie canzoni e nei miei testi ogni due anni c’è una canzone che parla della fine del mondo, forse per esorcizzare. La verità è che ho pagato il biglietto e voglio vedere lo spettacolo, la fine del mondo è lo spettacolo più bello che ci sia, se io muoio e due giorni dopo c’è la fine del mondo mi girano i coglioni! Voglio andarmene col mondo insieme, perché ho comprato un biglietto per questo.

Domanda: Giorgio, un ultima domanda: se ti dico cibicida tu che pensi?
Giorgio Canali: Ci sono stato un paio di volte, è tra i miei preferiti. Fate anche cinema vero? E comunque nonostante sia un troglodita considero il computer un grande amico, io componevo col pc nell’82, poi ho avuto un attimo di rifiuto quando ho conosciuto Gianni Maroccolo che m’ha rotto talmente i coglioni…

Domanda: Allora ti invitiamo a cliccarci su ancora…
Giorgio Canali: …si, insieme a qualche sito porno… scherzo…

* Supporto tecnico a cura di Giorgio Pennisi
* Foto a cura di Emanuele Brunetto

A cura di Riccardo Marra

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