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Il Teatro degli Orrori – S/T

ilteatrodegliorrorialbumIl quarto album de Il Teatro degli Orrori vide la luce nel lontano Ottobre del 2015. Non gli venne dato un titolo, probabilmente perché non ce n’era bisogno. Omonimo e basta.

All’epoca l’Italia e gli italiani non se la passavano affatto bene. Fortuna che c’erano i selfie a distrarli un po’. Una solitudine perfetta proiettata come un’ombra sullo sfondo dell’ecchimosi della crisi, dei cadaveri venuti a nuoto, dei diritti licenziati in tronco e della paura del domani.

Uno stato di cose contro cui i nostri, capitanati dal sempre energico e poetico Pierpaolo Capovilla, reagirono facendosi carico, privi di indugi, della più onerosa delle responsabilità: costruire un momento di risveglio collettivo che si proiettasse oltre la semplice dimensione ascolto, dicendo e urlando tutto ciò che in quel momento andava detto e urlato. Così, senza inutili giri di parole.

Il risultato furono dodici brani di puro rock pubblico che pongono al centro del proprio perimetro d’analisi l’umana risorsa, intesa quale declinazione principale e fondante del concetto stesso di bene comune. Le persone e le loro storie, vere, schiacciate da impronte anonime lungo i marciapiedi dell’esistere quotidiano (Bellissima); scarabocchiate sulle pagine bianche di un curriculum vitae improvvisato (Disinteressati indifferenti); timbrate dai rilevatori di presenza delle fabbriche (Lavorare stanca); sedate e abbandonate in cucina (Benzodiazepina); legate al letto di un nosocomio (Slint); offese dall’arroganza dei professionisti dell’egoismo (Cazzotti e suppliche).

Tragedia e coro, pugni e chiarezza, grida e silenzio. Un costrutto sonoro in caduta libera, come un ascensore impazzito, che solo la speranza e il più urgente dei sentimenti, l’amore, risparmiano dallo schianto finale. Speranza e amore che trovano cittadinanza anche tra le tinte nere e pessimiste tracciate dalla band veneta, dove un sorriso la domenica mentre si gioca alla felicità (Una giornata di sole) o l’immagine di una ragazza in fuga dai cantieri della guerra e dell’odio (Una donna) possono racchiudere il significato di una vita intera. Perché i cambiamenti non avvengono: occorre volerli e battersi per essi, con tutto il cuore.

Era il 2015. È il 2015.

(2015, La Tempesta)

01 Disinteressati e indifferenti
02 La paura
03 Lavorare stanca
04 Bellissima
05 Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico)
06 Una donna
07 Benzodiazepina
08 Genova
09 Cazzotti e suppliche
10 Slint
11 Sentimenti inconfessabili
12 Una giornata al sole

IN BREVE: 4/5

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