Ripartire, sì, ma in che modo? Angus deve averci riflettuto bene prima di scegliere di non mandare in soffitta la sigla Liars e farla propria in ogni senso, artistico e non. Così “TFCF” (acronimo per “Theme From Crying Fountain”) è nella sostanza un suo album da solista, che prova a seguire qualcuna delle rotte tracciate con successo dai vecchi Liars ma anche a mettere in piedi qualcosa che possa giustificare a lungo termine l’esistenza dei nuovi Liars Andrew-centrici.
Il risultato è un album schizofrenico che parte con gli arpeggi acustici (molto cantautorali, sì) di The Grand Delusional, arpeggi sbilenchi che in più punti si rifanno sotto (vedi No Help Pamphlet o Emblems Of Another Story) evidenziando un approccio lo-fi che calza a pennello alla voce indolente e a tratti lamentosa di Andrew. L’elettronica degli ultimi episodi targati Liars-band c’è ancora (Staring At Zero è la traccia che più ci si avvicina), ma Andrew la sfrutta più per impiastricciare il tutto che come vera essenza del disco. Ma non c’è nulla di ballabile come in “Mess” del 2014, ci sono piuttosto derive che arrivano fino all’ambient latente della conclusiva Crying Fountain.
C’ha provato Angus a essere ancora Liars pur non essendolo, ed è innegabile come due/tre passaggi di “TFCF” funzionino a dovere. La vecchia sigla è ancora in vita, sebbene ancora in terapia intensiva, ma per superare definitivamente il doloroso distacco dagli ex soci (filo conduttore dell’intero album) servirebbe una svolta ancora più estrema di questa, un cambiamento drastico che il nome Liars ha da sempre dimostrato di poter attuare.
(2017, Mute)
01 The Grand Delusional
02 Cliché Suite
03 Staring At Zero
04 No Help Pamphlet
05 Face To Face With My Face
06 Emblems Of Another Story
07 No Tree No Branch
08 Cred Woes
09 Coins In My Caged Fist
10 Ripe Ripe Rot
11 Crying Fountain
IN BREVE: 3/5