Home RECENSIONI Radiohead – Hail To The Thief (Live Recordings 2003-2009)

Radiohead – Hail To The Thief (Live Recordings 2003-2009)

Se non ve ne foste accorti − domanda retorica, lo sappiamo che ve ne siete accorti, non potrebbe essere altrimenti − il prossimo Maggio saranno dieci anni esatti che i Radiohead non pubblicano un album di inediti, l’ultimo era stato “A Moon Shaped Pool” nel 2016. Sono ancora una band attiva? Si sono sciolti? Sono in pausa? Di certo ciascuno di loro è stato impegnato a farsi i fattacci propri, fattacci che nello specifico di Thom Yorke e Jonny Greenwood sono stati ben tre meravigliosi album dei The Smile (oltre alla rispettiva roba solista che ad avercene), mentre ad esempio Colin Greenwood lo abbiamo visto di recente suonare con Nick Cave, così come Philip Selway s’è dato da fare in solitario. Ma, al netto di ristampe e celebrazioni varie ed eventuali, sono praticamente dieci anni che non abbiamo notizie dei Radiohead e s’è fatta ‘na certa.

Quindi immaginiamo la sincope che avrà colpito molti alla notizia della costituzione da parte della band di una nuova LLP (in pratica una società di persone a responsabilità limitata in UK), mossa solitamente prodromica all’arrivo di novità; per non parlare del movimento sui social ufficiali dei Radiohead, con tanto di sostituzione della foto profilo. E invece si trattava “solo” di un disco dal vivo. Hail To The Thief (Live Recordings 2003-2009) raccoglie, com’è facile intuire dal suo stesso titolo, alcune registrazioni live di tracce contenute nell’album pubblicato dai Radiohead nel 2003, registrazioni datate tutte fra il 2003 e il 2009, in pratica dal tour di “Hail To The Thief” a quello di “In Rainbows” (che usciva nel 2007). Da Londra a Buenos Aires, da Amsterdam a Dublino, si tratta di materiale rimasto nei cassetti della band una media di una ventina d’anni, rispolverato da Thom Yorke in occasione del suo lavoro per la produzione teatrale “Hamlet/Hail To The Thief” e considerato così energico da meritarsi una pubblicazione a se stante.

La tracklist di questo album dal vivo ripercorre quella del disco originale ad eccezione di Backdrifts ed A Punch Up At A Wedding, chissà perché rimaste fuori (dovremmo andare a verificare lo storico delle setlist del periodo ma non c’abbiamo voglia, perdonateci), proponendo lo spaccato live di una band che a quei tempi viveva un momento di assoluto fermento compositivo (che dopo “Hail To The Thief” sarebbe sfociato proprio in “In Rainbows”, una delle loro opere migliori). La qualità di queste registrazioni, mixate da Ben Baptie e masterizzate da Matt Colton, è così alta da renderle quasi aliene, tremendamente glaciali se non fosse per quei pochi secondi a inizio e fine di ogni traccia (e poco altro nel mezzo) in cui viene fuori il pubblico. Fin troppo glaciali a essere onesti, perché si percepisce pochissimo l’energia di cui ha parlato Yorke in fase di presentazione del disco, al netto delle sempre e costantemente impeccabili esecuzioni dei cinque. Se l’obiettivo era trasferire all’ascoltatore almeno un assaggio del fremito di quei concerti, non è stato raggiunto che in piccola parte.

Siamo assetati di Radiohead e loro ci porgono questa birra piccola (aaah… orrore!) e pure calda, che riesce a refrigerarci giusto qualche minuto alimentando ulteriormente la nostra spasmodica voglia di dissetarci nuovamente alla loro fonte, nella speranza che non diventi un triste miraggio nel deserto. Ma forse possiamo ancora permetterci di essere sufficientemente ottimisti circa un loro ritorno − vero, tangibile − a breve/medio termine, visto che solitamente la costituzione di una LLP da parte dei Radiohead ha sempre anticipato un tour e visto che il passato ci insegna come senza un nuovo disco da portare in giro difficilmente Thom Yorke e soci si siano imbarcati in un tour. Insomma, per adesso facciamoci bastare la birra piccola (aaah… orrore!) che i Radiohead ci hanno servito in questa calda metà d’Agosto, sperando però di ritrovarci a breve con un’intera spillatrice a nostra disposizione.

2025 | XL

IN BREVE: 3/5

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