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#MySong: “A Wolf At The Door”, Radiohead

A Wolf At The Door
Radiohead
“Hail To The Thief”, 2003

Come in uno sketch dei Muppets: Kermit e Peggy aprono la porta di casa e fuori si palesano i peggiori mostri, una giungla, forse un leone, e altre immagini spaventose. Quindi richiudono immediatamente la porta rifugiandosi nel soggiorno di casa, al sicuro e tirando un sospiro di sollievo. Thom Yorke ne ha abbastanza, l’urgenza con cui ha scritto i testi di “Hail To The Thief” è risaputa, basti guardare la copertina del disco: una montagna di vizi, di mattoni bruciati, di corruzione e falsità raccontano l’occidente, l’America di Bush, la globalizzazione folle e vampiresca, il castello di carte della società del consumismo, la comunicazione corrotta, la tecnologia fredda, il fallimento dei rapporti. E quella montagna è il mondo, quella montagna sta lì fuori, fuori dalla porta e ora assume il volto di un lupo affamato: denti affilati, un ringhiare basso, occhi gialli. “Tengo il lupo lontano dalla mia porta ma lui mi chiama / Mi chiama al telefono / Mi dice tutti i modi in cui mi rovinerà / Rapirà tutti i miei figli se non pago il riscatto / E non li vedrò mai più se lo spiffero agli sbirri”. Il lupo è il male che corrompe, ci lusinga, ci fa la corte, pressa per conquistare il nostro cuore così debole e vulnerabile. Un po’ come il mondo. La fine della storia però non c’è. Così come quella della canzone. Il lupo è ancora lì, non si è mosso di un centimetro. Puoi sentire il suo respiro da dietro la porta.

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